Autore: Giovanni Iacoviello
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“A 20 anni, come a 80, chi cessa di imparare è un vecchio, chi continua ad imparare è giovane. La cosa più importante nella vita è questa: mantenere elastica la mente” – Henry Ford
Ci piace parlare delle cose che ci interessano. Ognuno ama parlare, pochi sanno ascoltare.
Un amico l’altro giorno mi spiegava delle caratteristiche tecniche nell’avvio dei pc. Inizialmente volevo dirgli di sorvolare, che tanto non era il mio campo e non ci capivo niente, avevo già i miei problemi a impiegare le risorse cognitive nel seguire alcuni progetti per riservarne ad un campo non mio. A un tratto decisi invece di fare un piccolo sforzo e andare avanti nell’ascolto. Beh, ho scoperto delle nozioni utili che mi potrebbero servire se mi dovesse capitare un malfunzionamento del pc, anche non essendo un addetto ai lavori. Ho fatto anche qualche domanda di chiarimento al mio amico, che mi ha risposto con entusiasmo come un buon docente della materia farebbe. Se infatti la nostra interazione fosse stata, invece che in un’abitazione, in un’aula di un corso, gli scambi comunicativi sarebbero stati simili. Ognuno dei nostri amici, colleghi, clienti o fornitori è esperto in almeno una materia per lavoro o per hobby. Se facessimo uno sforzo a parlare di meno di quello che interessa a noi e già sappiamo, e ci allenassimo ad ascoltare, pensiamo alle opportunità che potrebbero derivarne, prima di tutte il miglioramento delle nostre relazioni interpersonali. Potenzialmente ogni giorno siamo davanti a decine di “docenti”, e partecipiamo gratuitamente a numerosi “seminari” in forma ridotta, con la possibilità privilegiata di fare domande al nostro “conferenziere”. Pensiamo invece a quanto poco potremmo imparare e rinnovare la nostra mente a qualsiasi età se ci limitassimo a parlare a senso unico e far valere il nostro status di chi sa “come stanno le cose”.
Che cosa serve, dunque? Una sana curiosità, amore per le persone, atteggiamento positivo verso sé e gli altri, voglia di migliorarsi continuamente e un po’ di impegno per cambiare le proprie abitudini discorsive, dando più spazio all’ascolto dell’interlocutore, anche quello che ci può sembrare antipatico o meno esperto della vita di noi.
Ad esempio, potremmo non ascoltare i più giovani o i meno esperti. Certamente bisogna valutare l’autorevolezza delle nostre fonti, però perché non ascoltare mai quello che hanno da dire per partito preso? Potremmo sempre imparare qualcosa o avere uno spunto di riflessione, dato che nessuno ha il monopolio delle buone idee. La nostra vocina interiore dell’orgoglio ci potrebbe dire “chi si crede di essere questo novellino, io sono più anziano, ne so di più”. A questo proposito ricordo che un tutor, una volta, suggerì a una specializzanda di sviluppare una sua idea. Lei rispose che lui aveva più esperienza e poteva consigliarle meglio. Lui concordò, le ricordò anche che lei poteva usufruire di docenti più aggiornati di quelli che aveva avuto lui alla sua età, e quindi anche lei aveva sicuramente qualcosa da insegnare a lui, che si aggiornava a sua volta ma che rispetto a lei si poteva perdere qualche novità.
“Tutte le persone che conosco sono più brave di me in qualcosa, e in questo imparo da loro” – diceva lo scrittore statunitense Ralph Waldo Emerson. Pensate quanta formazione possono farci tutte queste persone ogni giorno, senza dover passare subito dopo alla cassa. Quanto possiamo imparare? Dipende da quanto ci impegniamo ogni giorno nel mettere da parte certe nostre questioni di principio e nell’allenarci nell’ascolto.
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