Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

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Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro.
Epicuro

Una buona notizia, finalmente. Stiamo tutti meglio. E ora una davvero cattiva, psicologicamente non ce la stiamo cavando altrettanto bene. La notizia ce la riporta l‘Ansa di qualche giorno fa, raccontandoci come, semplicemente, “migliora la salute fisica degli italiani ma peggiora quella psicologica” e non è solo una considerazione, bensì un dato emerso dal  rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile dell’Istat. Viviamo di più, quasi2 anni in più, ma lo star bene psicologico diminuisce. Viene in mente Woody Allen che sentenziava ” Ho smesso di fumare. Vivrò una settimana di più e in quella settimana pioverà a dirotto.”. Insomma, sembra che la scienza ci aiuti a vivere a lungo, ma la cultura presente in Italia, non spinge la popolazione a dare attenzione al  benessere interiore, psicologico, quello che, a conti fatti, ci farebbe godere maggiormente di quei giorni in più da vivere. Non è una invenzione degli ultimi anni il motto Mens Sana in Corpore Sano”, ci aveva pensatoGiovenale qualche secolo addietro (50/140 d.c.) quando scriveva che bisognava pregare per avere sì la salute, ma accompagnata dal una mente e facoltà a queste collegate il quanto più in salute possibile se si voleva vivere appieno anche lo star bene del nostro corpo fisico.

Eppure oggi la scissione, si sta bene ma si sta male. Sembrerebbe che un apparente benessere nasconda molta fatica e molta più sofferenza di quella che potrebbe sembrare. Il corpo non segue la mente, sta bene ma non gli basta. Chiaramente, non serve Giovenale a farci pensare che un corpo sano con una psicologia infelice non possa dirsi a tutto tondo sereno e felice. Ma allora, come mai,dopo tanti e tanti secoli, si è creata una tale scissione, un tale spazio vuoto tra lo star bene fisico e quello della mente? Come mai il benessere psicologico fa paura? Perchè cercano di metterlo da parte proprio i professionisti della salute, che avrebbero solo da guadagnare a vivere in sinergia per il bene primario della collettività? Hanno ammazzato la psicologia, così sembrerebbe a parlare con molti, ma non tutti, medici e mestieranti di diversa natura che reputano finito il dover dare attenzione alle psiche per star bene.Basta il giusto farmaco,  il giusto slogan e tutto passa.

Ma seppure si aumentano i farmaci,  oltre alla spesa medica che grava nelle casse dello Stato, il benessere pieno, quello di un corpo felice di star bene, non arriva anzi barcolla. Come mai? Che sia più facile dare cure in pillole e che sia più semplice farsene prescrivere che ammettere che, forse, quello di cui si ha bisogno sia unospazio dedicato dove affrontare il problema di cui il sintomo sia solo la concreta messa in scena, una manifestazione e non l’essenza del malessere? Molto probabile.

L’unità dell’uomo come corpo e mente, relazioni è ancora troppo spesso solo una parola, un concetto da cui si rifugge in fretta. Eppure l’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo dice da tempo che il vero star bene non è solo non esser malati. Ma, puntualmente, si cerca di nascondere la psicologia sotto il tappeto, come fosse polvere. E, alla fine, si scopre che perde di senso tutta la stanza che gira intorno a quel tappeto.

Le campagne che cercano di soprassedere sulla psicologia e che parlano di benessere solo in termini medici sono moltissime, un tema su tutti? Ilsesso. Già era iniziata qualche tempo fa, per esempio, la campagna per cui tutta una fetta di quelle situazioni in cui la psiche gioca un ruolo fondamentale, venivano definite di un gusto squisitamente, unicamente medico. La campagna nello specifico parlava dell’Eiaculazione precoce e un video che girava, e da cui poi numerosi volantini e opuscoli finivano nella farmacie, faceva molta attenzione a descrivere il tutto in termini squisitamente medici, proponeva cure farmacologiche e colloqui con i medici del caso.

Ora succede di nuovo. Nascono i Centri pubblici per il benessere della coppia ma manca lo psicologo.  Se ne scrive in molte riviste e giornali e anche sul sitoQuotidiano Sanità viene data la notizia dell’apertura. Ma davvero è possibile, parlando di star bene in coppia, evitare di parlare di benessere psicologico? La domanda è retorica. NON SI PUO’. Ce lo dice persino la scienza a ben leggerla, ma lo sappiamo anche noi stessi, se solo ci fermiamo ad ascoltarci quando ci troviamo in certe situazioni. Vogliono uccidere la psicologia, relegarla al passato (“ieri lo psicologo” dice uno slogan, come fossimo mammut portati via dalle glaciazioni). Eppure la psicologia è viva. Per questo uno degli obiettivi della comunità professionale deve essere dare notizia del fatto che la psicologia sta bene e nessuno la mette in un angolo.

E stavolta, in Piemonte, si è fatto qualcosa.

Perché informare è tutelare la comunità tutta che si trova, così, a poter comprendere meglio cosa gli accade e come costruirsi, insieme con il giusto professionista, un migliore star bene. Come consigliera dell’Ordine degli Psicologidella mia regione, lavorando sulla tutela della mia professione, l’argomento promozione dello psicologo e creazione di una più condivisa possibile consapevolezza del nostro ruolo e delle nostre competenze è un obiettivo a cui dare attenzione continua.

Con le colleghe Laura Salvai e Giovanna Verde, che si occupano  di sessuologia e fanno parte, con me, della Commissione Tutela insieme al Presidente e a Massimo Campisi, si discute molto di questo tentativo di rendere unicamente medico l’intervento sulla coppia.

L‘Ordine degli Psicologi del Piemonte, nella figura del suo PresidenteAlessandro Lombardo,  rappresentante di tutti gli iscritti all’Ordine regionale, ha scritto al Direttore di Quotidiano Sanità, proprio per far sentire la voce della comunità degli psicologiPerché non è possibile prescindere dal fattore psicologico se si parla di salute sessuale. Riporto una parte della lettera che si è potuta leggere sul Quotidiano Sanità (invitando alla lettura completa) :

…Mi preoccupa però che si prospetti una visione negletta dei disturbi sessuali, ed una conseguente medicalizzazione rispetto a un tipo di disagio che, giova ricordarlo, ha principalmente implicazioni di carattere psicologico. Tale preoccupazione deriva dal constatare l’esclusione della figura professionale dello psicologo all’interno di tale progetto. Sia chiaro, qui il problema nel non esserci lo psicologo, non è questione corporativa, non è quindi un problema per lo psicologo in sé, ma può essere un vero problema per i pazienti, per come vengono concepiti e rappresentati i disturbi sessuali.

Vorrei sottolineare, che l’uomo è una unità biopsicosociale: tutti gli aspetti che riguardano il benessere, dovrebbero essere trattati tenendo conto, non solo degli aspetti medico-biologici, ma anche degli aspetti psicologici e relazionali. Vedere escluso lo psicologo all’interno di tale progetto, non lascia ben sperare insomma sul tipo di intervento alle problematiche sessuali.

Come esistono disagi psichici che risentono dell’influenza di patologie organiche, allo stesso modo molti problemi legati alla salute fisica sono strettamente correlati a dinamiche di tipo psicologico (pensiamo ad esempio all’area della psicosomatica).

La sessualità, in particolare, coinvolge pensieri, corpo, emozioni e relazioni e spesso è difficile trovare problematiche sessuologiche a carattere puramente fisico……..

Individuare la presenza di un disagio psichico, di uno o più traumi relativi alla sfera sessuale, di dinamiche relazionali disfunzionali, é fondamentale: se non si riconoscono questi aspetti é possibile produrre effetti iatrogeni importanti. Ad esempio, in alcuni casi la problematica sessuale é un epifenomeno di una patologia psichica che va trattata attraverso un percorso di tipo psicoterapeutico; fondare un intervento sul sintomo sessuale sarebbe, in questi casi, inefficace o potrebbe causare degli aggravamenti nella condizione psichica del paziente.

Esistono inoltre dei disturbi della sfera sessuale che non hanno origine organica ma esclusivamente psicogena.

Per questi motivi, il servizio descritto nell’articolo del suo quotidiano, così come si presenta, appare riduttivo rispetto ad una realtà molto più variegata. Non è possibile, oggi, pensare di poter aiutare le coppie con difficoltà sessuali senza prevedere un intervento di tipo psicologico-psicoterapeutico.

Questa lettera è un primo segnale, certamente, è molto il lavoro da fare per dare allo psicologo la giusta collocazione in una società spaventata dalla sua presenza, che tende ad escluderlo, se non strettamente necessario, se non fino all’ultima spiaggia… trovandosi poi a dire “se fossimo venuti prima”, frase tristemente conosciuta dai colleghi che, come me,  lavorano sul versante terapeutico.

Come mai tutto questo desiderio di far fuori la psicologia? I motivi sono molti. Se da una parte preme il versante economico, i farmaci sono un bel guadagno, è anche vero che questi trovano facili complici nella popolazione se non saremo capaci, noi psicologi, di far comprendere quanto sia preferibile lavorare sulla prevenzione, sull’educazione alla salute, sull’affrontare subito i segnali del malessere senza attendere che proprio non se ne possa fare a meno, ritardando di anni il nostro possibile star bene.  Insomma, la psicologia c’è e fa star bene. Usatela!

Pollicino:  Lo star male che non trova accoglienza dallo psicologo

L’Orco : Il medicalizzare cosa non lo è, tralasciando gli aspetti psicologici

L’arma segreta : Conoscere tutte le risorse e le possibilità della psicologia, che non sono affatto limitate alla Terapia e alla patologia, benchè ne rappresentino buona parte.