Autore: Giovanni Iacoviello
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“… essendo povero, ho soltanto sogni;
E i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
Cammina leggera, perché cammini sui miei sogni”
William Butler Yeats
Ci muoviamo per costruire e sviluppare la nostra attività. Qual è il motore che ci spinge: sogni, aspirazioni, attitudini? Le persone che conoscete camminano con passo leggero? O saltano irrispettosamente sopra alle vostre aspirazioni e vi danno giudizi di impraticabilità?
Passi pesanti: i dispensatori di critiche.
Si narra di un giovanissimo operaio napoletano dell’inizio del ‘900 che sognava di fare il cantante. Il suo primo maestro gli disse che non era il caso, che non era portato, e che i suoni da lui prodotti erano oltremodo sgradevoli. Eppure la madre gli disse abbracciandolo con affetto che lei credeva in lui, e che se aveva passione doveva continuare a prendere lezioni. Avrebbe cambiato maestro. Quel giovane operaio era Caruso, che sarebbe diventato uno dei maggiori cantanti lirici del suo tempo. Vista a posteriori quella madre può essere paragonata ad un ottimo coach.
Se credi che il tuo allievo sia in grado, oppure no, hai comunque ragione.
In un esperimento di psicologia sociale dell’equipe di Robert Rosenthal, ad una classe di bambini di una scuola elementare californiana fu somministrato un test d’intelligenza. Un piccolo gruppo scelto a caso, e non in base al reale esito, fu indicato agli insegnanti come quello dei più dotati. Un anno dopo questi confermarono le aspettative, rivelandosi i primi della classe. Il risultato “miracoloso” può essere spiegato grazie alle aspettative positive degli insegnanti, che credendo nelle capacità degli alunni hanno saputo stimolarli meglio degli altri. L’effetto, chiamato Pigmalione, si verificherebbe anche tra capi e dipendenti e tra genitori e figli.
I test che misurano come sappiamo fare una cosa in un dato momento, o comunque il livello di conoscenza e abilità che abbiamo in un campo attualmente, non dovrebbero essere quindi gli unici indizi di come saremo in grado di svilupparla. E se non fosse infallibile nemmeno la selezione del personale basata sul bilancio delle competenze attuali? E se facesse molta differenza nello sviluppo dei collaboratori il modo in cui questi vengono realmente trattati e formati?
I fisiologi con i “piedi” sopra il record del miglio.
La comunità scientifica, nel ‘900, aveva emesso la sentenza che per un uomo non sarebbe stato possibile coprire fisicamente un miglio in meno di quattro minuti. Venivano fornite giustificazioni riguardo a tendini, muscoli, struttura fisica in generale. La sentenza era ritenuta assoluta, tanto da far rinunciare in partenza la maggior parte degli atleti professionisti. Eppure nel 1954 Roger Bannister, che non era d’accordo con la comunità scientifica, coprì il miglio con qualche decimo di secondo sotto i quattro minuti. La cosa incredibile non fu tanto il suo record, ma il fatto che nell’anno successivo decine di atleti di tutto il mondo corsero il miglio sotto i quattro minuti. Qualcuno aveva dimostrato loro che era possibile, convincendoli a provare a loro volta.
Realismo e pianificazione.
Dobbiamo certamente essere realisti. Non possiamo improvvisarci imprenditori o tecnici in poco tempo. Né possiamo formare collaboratori che non hanno delle basi in un’attività in breve. Sono necessari sempre sacrifici, costanza, studio e allenamento per eccellere in ogni campo. Però non è nemmeno giusto calpestare le aspirazioni di una persona, tarpandole sul nascere, o scoraggiandole. E nemmeno è giusto lasciarsi influenzare più di tanto da critiche non costruttive di chi ci sta intorno. Possiamo sempre ringraziarli della premura di certi consigli o previsioni e tenerli in considerazione, però alla fine il calcolo sull’investimento e la pianificazione e il monitoraggio di certi obiettivi sono decisioni nostre. Sopra le quali possiamo permettere al massimo il muoversi di passi leggeri, in punta di piedi.
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