Autore: Dott.ssa Sara Bini

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“Mio figlio ha perso un grosso contratto di lavoro e mi ha chiamato dicendomi: ‘Mamma, sono così emozionato. Ho perso un meraviglioso contratto e non vedo l’ora di scoprire cosa arriverà di meglio!’”(B.Katie)
A volte mi viene da riflettere su come la Vita possa essere più saggia e amorevole di quanto noi percepiamo all’apparenza. Una delle persone che stimo di più, Byron Katie, scrive ‘La vita è sempre più gentile delle storie che ci raccontiamo sopra”.  Dietro ad apparenti ‘perdite’ , ‘delusioni’ , ‘sconfitte’  talvolta si celano aiuti provvidenziali, per chi ha un po’ di acume e maturità psicologica. Tali ‘perdite benedette’ mi sono capitate sia  livello lavorativo che sentimentale.
In un contesto culturale e in un momento storico in cui la questione della disoccupazione è all’ordine del giorno, sembra un’eresia affermare che perdere un contratto di lavoro possa equivalere a un colpo di fortuna. Infatti questa è una provocazione che va contestualizzata e presa piuttosto come spunto di riflessione e stimolo per un’accettazione serena di alcuni eventi magari giù accaduti e su cui non possiamo stare a piangere una vita intera.
Per la mia esperienza, devo dire che spesso ho partecipato a bandi o concorsi pubblici più per  convenzione che per convinzione. E’ una mia peculiarità: gli ambienti istituzionali e le professioni regolamentate non sono mai state per me di particolare attrazione. Il ‘posto fisso’ in sé non poteva essere una meta, al massimo un mezzo. Per cui, ogni volta che per qualche motivo non mi piazzavo bene in una graduatoria di questo tipo, beh, francamente ho tirato un sospiro di sollievo. Da qualche parte, già sapevo che quel posto non faceva per me e che io non facevo per lui. Di conseguenza, era perfettamente adeguato alla personalità e alle competenze di qualcun altro. La Vita è giusta anche quando non lo sembra.

Ho aggiunto ‘alla personalità’ perché non voglio entrare in questioni di meritocrazia, favoritismi o peggio che mai, di politica. Se in un posto non ti accettano è perché il tuo contributo evidentemente non è richiesto : non è congeniale alla logica interna di quel sistema. Sarebbe come attaccarsi forzatamente a un partner e che non ti desidera: il risultato è che si sta male.
Ciò non significa che quel contributo o quella persona non valgono – anzi. Con la fiducia, l’intenzione e la pazienza, è facile si manifesti una situazione migliore, sia in senso lavorativo che in senso sentimentale. ‘Migliore’ qui è inteso in senso squisitamente relativo: è evidente che le vie più atipiche sono scelte dalle personalità meno ordinarie. Dunque non c’è da stupirsi se, per esempio,  una grande mente e un grande cuore si trova meglio a lavorare la terra che a competere in un ambiente accademico.
Come ha scritto Benjamin Franklin “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza.” E aggiungo: briciole di affetto, briciole di prestigio e di tutto ciò per cui siamo disposti a dis-integrarci, cioè scinderci interiormente dal nostro più autentico sentire, dal nostro più autentico potere.