Autore: Dott. Sandro Marano

Prendo spunto da un commento a proposito del mio scritto “UN FREUDISMO CRITICO” del 2013, a cui replico con imperdonabile ritardo, per tornare ad essere presente sul blog del nostro caro Giuseppe.

Un pensiero su “Un «Freudismo» Critico”

Antonello Sciacchitano il 6 giugno 2013 alle 12:32 scrive:

Una piccola precisazione. Freud non inventò la psicoterapia, inventò la psicanalisi, cioè un dispositivo pratico per leggere l’inconscio e intervenire sull’inconscio. La psicoterapia l’inventò Ippocrate nel V secolo a.C. come modo per ristabilire l’equilibrio individuo/ambiente, rotto in seguito alla malattia. Perciò la psicoterapia rimane essenzialmente una cura medica, mentre la psicanalisi ha pretese di scientificità. (La medicina non è scienza ma applicazione tecnica al letto del malato).

In secondo luogo, personalmente non mi fido molto della “verifica”. Preferisco la “falsifica”. La verifica rimane sempre incerta: dopo enne conferme empiriche può sempre arrivare la ennepiùunesima che scombussola tutto. Invece la confutazione resta tale anche al primo colpo.

Sandro Marano replica:

1) Freud inventò la psicoterapia in senso professionale: incontrare un paziente ad orario prestabilito, per un numero stabilito di volte alla settimana ed in un luogo fisso (setting); definire un contratto ed un onorario; attenersi ad un metodo predefinito (almeno in linea di massima, comunque aperto a modifiche vista la natura sperimentale ed innovativa del metodo stesso), e così via.

Definire la psicoanalisi «un dispositivo pratico per leggere l’inconscio e intervenire sull’inconscio» è assolutamente riduttivo. La definizione che ne diede Freud stesso è: a)una cura delle nevrosi; b)un metodo di indagine; c) una psicologia. La psicoanalisi è innanzitutto una psicologia medica, il primo metodo psicoterapeutico in un periodo di nichilismo terapeutico e di pregiudizi verso i malati di nevrosi, fatta forse eccezione per il metodo ipnotico che allora si andava sviluppando.

Se poi volessimo trovare nell’antichità le radici di ciò che chiamiamo oggi «psicoterapia», cioè cura con mezzi psicologici, non vedo come Ippocrate (conosciuto più che altro come promulgatore di un giuramento che ogni medico pronuncia all’atto della laurea), possa essere considerato inventore della psicoterapia, dato il suo approccio organicistico e naturalistico alla salute. Inventore della medicina, forse, non della psicoterapia. Piuttosto, possiamo considerare Socrate non inventore, ma primo sostenitore di un metodo che Platone chiamò «maieutico», consistente nella ricerca della propria verità interiore da effettuare in apertura all’altro, che si limita a fungere da «ostetrico» (maieutica era nell’antichità la funzione di assistenza attiva al parto svolta dalla levatrice).

La psicoanalisi ha senz’altro avuto in passato ed a lungo pretese di scientificità, senza fornire alcuna prova a sostegno di questa pretesa: ma oggi la ricerca empirica di esito e di processo tende a dimostrare che la psicoanalisi e la psicoterapia psicoanalitica (la differenza sta nel numero di sedute settimanali, da cinque a una, nella prevalenza di un metodo interpretativo rispetto ad uno più di sostegno, ed in altri aspetti su cui è inutile dilungarsi in questa sede) funzionano in senso forte, causale, e non casuale come ancora sostengono alcuni critici in base a pregiudizi che, come è facile prevedere, non saranno mai confutati da alcuna prova.

In più, importanti neuroscienziati, e parlo di Kandel, Damasio, Crick, Ramachandran, Panksepp, tanto per fare qualche nome, trovano importanti corrispondenze tra i risultati delle loro ricerche e le teorie di Freud. La medicina non è scienza, ma definirla «applicazione tecnica al letto del malato» è altrettanto riduttivo che definire la psicoanalisi un «dispositivo per leggere l’inconscio». Opinione di medico che pratica la medicina da 33 anni e la psicoterapia da 28.

2) per quanto riguarda la questione «verifica» vs «falsifica», anche questa presentata in forma estremamente riduttiva e semplificata, le cose sono un po’ più complesse. Non contesto la riduzione in quanto sintesi necessaria quando occorre esprimersi in poche parole, quanto piuttosto la riduzione come selezione che esclude parti importanti, vitali, di un discorso.

Il famoso «Tutti i corvi sono neri» è un esempio di enunciato falsificabile: piuttosto che andare alla ricerca di tante conferme empiriche, cioè tanti corvi neri, è meglio procedere alla ricerca di almeno un corvo bianco, cioè un potenziale falsificatore. Ma una volta trovato un corvo bianco, lo stesso Popper ammette la possibilità di far ricorso a manovre di immunizzazione, consistenti nel modificare l’enunciato teorico tenendo conto del contro-fatto. Ad esempio, si potrebbe dire «quasi tutti i corvi sono neri», magari introducendo anche spiegazioni scientifiche del perché in alcuni individui della famiglia dei corvi il colore delle penne può variare. Una falsifica non ha caratteristiche di certezza come non ne ha una verifica.

Il metodo falsificazionista proposto da Popper, pur dotato di una sua intrinseca validità, presenta inoltre alcuni importanti limiti tecnici.

Innanzitutto, non sembra possibile falsificare enunciati di tipo esistenziale, del tipo cioè «esistono fenomeni/oggetti con caratteristiche A e fenomeni/oggetti con caratteristiche contrarie B».

Poi, non sembra possibile falsificare enunciati teorici di tipo probabilistico, del tipo «date certe condizioni, il fenomeno A ha il 90 % di probabilità di verificarsi (ed ovviamente il 10 % di probabilità di non verificarsi)».

Comunque, la falsificazione rappresenta una componente del metodo di verificazione, non un suo migliore antagonista. La storiella del tacchino che per un anno ha verificato empiricamente la costante e giornaliera distribuzione di mangime fino a quando non arriva Natale, è una confutazione non del metodo induttivista ma di una sua caricatura, come fa notare Grumbaum.

Infatti, il metodo empirico di verifica di una teoria è quello che procede secondo il modus tollens, cioè da un procedimento che via via elimina tutte le ipotesi meno una, quella che dà migliore garanzie. Potenziali falsificatori di una teoria sono teorie rivali.

Un aspetto di cui tenere conto, in medicina, in psicoterapia, in filosofia della scienza: non abbiamo mai certezze, ma gradi di affidabilità.