Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

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Bisogna restaurare l’autorità che hanno conosciuto i nostri nonni a scuola? Io penso che dobbiamo lasciarci il passato alle spalle e che le cose che hanno funzionato bene un tempo forse saranno meno efficaci adesso e in futuro. Penso che stia all’adulto affermarsi e imporre le proprie regole secondo i propri valori, ma non in nome di una moda sorpassata e che consiste nell’essere più severi con gli studenti….I giovani d’oggi non accetterebbero un’autorità di questo tipo. Non potrebbero neanche immaginarla. Questa nuova generazione nella maggior parte dei casi non è favorevole ai provvedimenti punitivi, una pressione costante e inopportuna, ne ha già abbastanza così.
F. Bégaudeau
 

La vicenda, anonima al punto da esser tacciata di falsa, è conosciuta. E’ apparsa giorni fa sulle pagine dellaRepubblica e racconta di due genitori che hanno contestato l’operato dell’insegnante in maniera aggressiva, verbalmente e di quello che ne è seguito ( per gli interessatiarticolo di ieri dello stesso quotidiano). Mi ricorda terribilmente, una immagine di quelle che capita girino su Facebook per qualche giorno. Voleva rendere manifesta la differenza tra IERI e OGGI nella Scuola, con una disegno diviso in due parti. Nella prima, il passato, insegnanti e genitori insieme riprendevano lo studente, probabilmente “colpevole” di qualche episodio increscioso. Nella seconda, il presente, i genitori urlavano all’insegnante mentre lo studente era, mi pare di ricordare sorridente, in un angolo. Le due cosa, episodio e immagine, mi sembrano legate strettamente e parlare dello stesso problema. La perdita di equilibrio nei rapporti tra la Scuola e la Famiglia.

Si parlava già a settembre del bisogno di una buona alleanza nell’interesse dei ragazzi, eppure sembra sempre più difficile. Che sia vero o no l’episodio riportato, ha scaldato gli animi su una questione fondamentale. Perchè educare è una fantastica avventura ma funziona, come tutto, se c’è chiarezza di ruoli e se si lavora insieme, in accordo. Le famiglie fanno ogni giorno una grande prova di coraggio e di affidamento, portando i bambini a scuola, sapendo che verranno trattati con rispetto, che ne usciranno più grandi, avendo imparato tanto, tantissimo che non è possibile insegnare tra le mura di casa. Eppure questo “affidarsi” è sempre più fragile, incerto, un legame sottile minacciato dai dubbi dei genitori, dalle fragilità degli insegnanti, dai ragazzi in eterno cambiamento e sopratutto da un istituzione quella della Scuola che sembra non reggere la trasformazione continua nei bisogni e nelle necessità che è sempre in atto.

Se da una parte la critica è alla preparazione dell’insegnante, basti guardare il problema della formazione sui DSA che ha smosso molti genitori,  dall’altra è alla incapacità dei genitori di rispettarne la dignità, mentre molti si alzano per indicare i ragazzi terribili, iperviziati, iperprotetti, impossibili. Ma se stiamo a segnare con il dito tutto quello che non funziona potremmo non smettere mai e mentre si segnano i punti nella “lotta” scuola VS famiglie, gli unici a perdere sono loro, gli studenti. Il fallimento rischia di vedersi sulla loro pelle, su quanto questo conflitto finisce di mettere a rischio il loro benessere, divisi tra genitori troppo protettivi, una scuola confusa, tesa, vissuti da entrambe le parti di fatica in un mare di incomunicabilità. Insomma, triangolati tra due squadre rivali che si contendono di saperla più lunga su di lui, mentre il livello di frustrazione e sofferenza si alza, banco dopo banco, dopo banco.

Se perde la scuola perdiamo anche noi, qui o si vince tutti o, ancora una volta, non ci saranno vincitori. L’aria che tira è quella di un momento in cui invece di urlare più forte, bisognerebbe accogliere tutte le urla e poi fare silenzio e cominciare a sentire cosa dicono. Comunicare e negoziare significati nuovi per una scuola sempre più necessaria, indispensabile ma bisognosa di essere rafforzata e non abbandonata, nè dalle famiglie, nè tanto meno dalla Scuola stessa. Basta pensare al ruolo ancora troppo marginale degli psicologi in tanti istituti, alla mancanza di ascolto dei bisogni, alla paura dei genitori. Chi urla e da la colpa spesso dichiara la sua fragilità e difficoltà.

Sembrerebbe auspicabile reimpostare i termini di una alleanza possibile, rimettere le mani in pasta, lavorare sul rispetto, la coerenza, la comunicazione e lacapacità di ascolto in classe, a casa, ovunque. Dare agli insegnanti possibilità concrete di formazione e aggiornamento continui, non lasciarli soli. Far capire che loro sono il valore aggiunto in un mondo dove le definizioni si possono trovare online, ma non ce n’è nessuna per spiegare quanto sia importante una buona educazione, una buona esperienza scolastica, la sensazione di crescere nel mondo rispettati e rispettando. Il mentore di tanti di noi adulti lo si è incontrato proprio a scuola, ci ha fatto vedere il mondo in un mondo che non credevamo possibile, ci ha stimolati, visti come capaci, spinti a crescere (anche se purtroppo non mancano anche gli esempi contro, ma gli insegnanti, prima di tutto, sono persone).

Le difficoltà a conciliare prese di posizione e opinioni sono il punto da cui partire. Un muro tra due istituzioni fondamentali come la famiglia e la scuola non deve essere possibile. Primo riconoscere il ruolo e il peso di entrambi insieme con la diversa prospettiva con cui si osserva. I comportamenti stessi messi in atto dagli studenti sono spesso ben diversi tra scuola e casa. Capita non raramente che mentre a casa si comportano in un dato modo a scuola sia tutta un’altra musica. Comunicare è il modo per unire queste due visioni in uno sguardo integrato.

Cosa pensano i genitori della scuola e come hanno formato questo modo di vedere? Gli insegnanti ascoltano le preoccupazioni dei genitori? Entrambi ascoltano i ragazzi attivamente? La scuola è un agente educativo che per far crescere si nutre non solo di libri ma anche di fiducia e questa è l’elemento nuovo che va costruito insieme, perchè prima alla Scuola bastava essere se stessa per essere riconosciuta come interlocutore importante, ora non più. Lo sforzo che si richiede ad entrambi gli “schieramenti” è di smettere di schierarsi e comunicare, ascoltare, costruire insieme una scuola migliore. L’obiettivo è comune, comune deve essere lo sforzo o sarà necessario chiamare un nuovo re Salomone che faccia a pezzi i nostri bambini perchè le due madri smettano di litigare.

Pollicino:  Gli adulti di domani
L’Orco : La difficoltà di creare una nuova alleanza capace di ascoltare
L’arma segreta :  Comunicare e trasformare la lotta in incontro