Autore: Dott.ssa Marzia Cikada
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“Il più difficile non è il primo bacio, ma l’ultimo.”
P. Géraldy
Lasciarsi fa male. Male in molti modi che spesso non si riescono a spiegare. Perchè si pensava sarebbe stato “per sempre”, perchè si era costruito un progetto comune, perchè significa ricominciare da soli, perchè la rottura non sempre la si cerca e chiede in due.
Star male per un amore finito rende fragili. Una fragilità che può portare a conseguenze pericolose per il benessere come depressione, allontanamento dalla vita di sempre, isolamento, problemi dell’autostima.Ognuno con le sue caratteristiche, al momento di vivere il dolore di una rottura, ci confrontiamo con i nostri aspetti più intimi, in maniera diversa con l’età ma sempre in modo struggente e feroce. Capita spesso di sentire da chi soffre di un tale dolore la paura di non potersene fare una ragione, il terrore di restare poi soli per sempre, la sensazione di quanto sia impossibile trovare un’altra persona con cui condividere la vita, sognare, fare progetti, fare famiglia, vivere avventure.
Un dolore tanto forte che diventa fisico. Anche quando lo si racconta si cerca di dargli una connotazione fisica, una immagine che abbia a che fare con il dolore che si conosce, quello del corpo. “Mi ha spezzato il cuore”, “è come aver perso parti del mio corpo”, “è stato un calcio nello stomaco”, uno “schiaffo in faccia…”. Sono moltissimi i tentativi di raccontare il male che si prova utilizzando mani, piedi, stomaco, cuore, parti del nostro corpo.
Nel tempo una certa corrispondenza tra il dolore fisico e il dolore della rottura di una relazione amorosa, è stato anche segnalato, come riporta la Professoressa di Psicologia dell’Università di Chicago, Sian Beilock in un articolo di Psychology Today del 2011. Ci sono infatti aree specifiche del Cervello deputate a registrare questo tipo di dolore e sono le stesse che registrano e codificano il dolore prettamente fisico. Sentirsi rifiutati, secondo gli studiosi di neuroscienze, non attiva sempre le stesse risposte. Se una persona per noi poco importante ci critica o ci allontana, non si attiva la stessa zona del cervello. Ma, se lo star male è vissuto conintensità struggente, come accade quando la persona che si ama interrompe la relazione, si attivano le stesse aree che portano in giro per il nostro corpo l’informazione del dolore fisico, insieme con le aree che sono solitamente implicate allo star male più affettivo/sociale. Si potrebbe dire, parafrasando un cantautore italiano, che se di amore non si muore è pur vero che si sta molto male.
Quindi bisogna essere comprensivi verso il nostro stesso dolore, così come verso quello di chi ci racconta la sua tristezza per una relazione terminata. Darsi il tempo,accogliere anche lo star male, senza consumare tutto nella rabbia e nella ricerca deicolpevoli è un primo necessario passo per allontanarsi dallo star male. Verrà poi il tempo di tenere da parte quello che si è imparato dalla relazione conclusa, lo spazio giusto per cercare di definire i comportamenti, se ci sono stati, che possono aver allontanato la persona amata, guardando le proprie responsabilità in faccia per imparare qualcosa di buono per il futuro. la fine di una relazione è superabile, seppur cambiando con la storia di ognuno, per tempo e modi. Se per qualcuno la strategia è tuffarsi subito in una nuova storia, sarebbe opportuno darsi il tempo di capire, di fare proprio per pezzo di storia e andare poi avanti.
L’Amore ferisce e fa star male in maniera diversa da persona a persona, secondo leaspettative, l’energia e la parte di sé che è stata coinvolta nella relazione. Si tratta di un sentimento di fallimento sempre molto coinvolgente che viene vissuto come un vero e proprio lutto, con le sue fasi e i suoi bisogni. Se le Neuroscienze ci aiutano a capire come il corpo sia presente al nostro dolore, di certo, la strada per riprendere il cammino non è così facile da definire. Ci vuole attenzione, accettazione e accoglienza anche di quanto ci ha fatto male, ricordando sempre che ogni persona importante che si incontra, ci racconta qualcosa di noi e possiamo imparare anche dal dolore che proviamo, se non ci lasciamo trascinare da questo, ma lo accogliamo per dargli un nome.
Certamente, facciamo anche attenzione a non regalare troppo dolore a chi non sempre lo merita. Ricordiamo le parole dello scrittore Charles Bukowski “Alcune persone non meritano il nostro sorriso, figuriamoci le nostre lacrime.” E facciamo in modo di non fermare la nostra vita per situazioni e storie che, a ben guardare, non sono state poi un grande investimento. Significherebbe farsi troppo piccoli e rinunciare a vedere tante nostre risorse.
L’Orco : La sensazione dolorosa di non poter sopravvivere
L’arma segreta : Accogliere con responsabilità la parte giocata nella fine della storia e ricostruire, lentamente, lo spazio adatto ad un nuovo amore.
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