Autore: Dott.ssa Marzia Cikada
It is not calamity.
The body is not a math test.
The body is not a wrong answer.
The body is not a failed class.
You are not failing.*
Sonya Renee
Ci sono cose facili e cose difficili. Verrebbe da pensare che le facili siano naturali, come un sorriso al mattino davanti alla colazione pronta, un “grazie” a chi si mostra gentile, vestirsi prima di andare al lavoro. Ma non è vero. Purtroppo. L’essere umano ha saputo trasformare la sua natura in qualcosa di difficile, spesso dolorosoe le abitudini facili sono quelle che spesso parlano la lingua della difesa, della paura, della disillusione. Quindi, la colazione pronta temiamo nasconda un peccato da farsi perdonare, “grazie” non viene detto quasi mai perchè quasi mai ci si trova ad avere a che fare con la gentilezza ( e se capita deve esserci un “motivo secondario”), vestirsi poi è per moltissimi, donne in maggior parte ma uomini, più di quanto si creda, una sfida perduta, un grido di dolore, una lacrima che si trattiene a fatica.
Cosa succede? Accade che il nostro corpo viene spesso guardato con vergogna, indossato come una ammissione di inutilità, non vestito ma ricoperto di vestiti. Perchè esiste una bellezza riconosciuta e troppo spesso il corpo è “troppo” magro, grasso, storto, robusto, piatto, tettone, piegato, ciccione, curvy. I canoni della bellezza che moltissime società presenti valutano come accettabili sono spesso in disaccordo con la bellezza di molte donne. I modelli estetici di riferimento cominciano con il gravare sulle bambine, pesano sulle adolescenti, feriscono molte donne. Seppure cambiano con il tempo, non cambia la violenza con cui si accaniscono spesso sulle più personalità più fragili, spesso diventando una vera e propria arma all’interno di molte relazioni di coppia.
Laddove si presenti la violenza psicologica, ancor più della fisica, non è inconsueto che il partner possa abusare della fragilità della donna giocando sul suo percepirsi “brutta” e per questo stesso, indegna di amore. La paura della solitudine, potrebbe allora diventare il motivo per cui molte donne restano con uomini violenti, perchè si ritiene, errando, che nessun altro potrebbe amarle, perchè quella che gli hanno insegnato essere“la loro bruttezza fisica” è solo una parte del loro poco valore e non gli resta altra possibilità al mondo che restare attaccate ad uomini aggressivi, nei modi, nelle parole, nell’incapacità di vedere i bisogni reali della donna. Ma chi ama, in una relazione, dovrebbe accompagnare l’altro a scoprire la propria forza e non a inventare o rinforzare la propria debolezza. Dovrebbe insegnare un nuovo sguardo che non tema l’immagine riflessa, anzi.
Ma, invischiati in relazioni familiari e di coppia disfunzionali, i corpi delle donne si fanno troppo spesso vittime di sofferenza e maltrattamento. Dagli anni della modella “grissino” (tutto partì con Twiggy negli anni ’60) ad oggi, la magrezza si è fatta cartina tornasole della bellezza femminile. Il corpo deve essere esile, veloce come i tempi che viviamo. Se sei magra allora sei anche sicura, vincente, capace di fare carriera. Non per niente le prime TOP MODEL degli anni ’80, magre e potenti, sono diventate una icona di bellezza vincente, di donne di carattere, capaci di costruire tutto intorno alla loro bellezza, di imprimere il loro viso nell’immaginario collettivo. Ma se si inneggia ancora a queste super modelle, sono sempre meno marcate le differenze tra molte modelle odierne. Riviste di moda, negozi, pubblicità hanno dato visibilità a molte patologie legate ai disturbi alimentari, come l’anoressia e la bulimia ma non solo, leabbuffate compulsive incontrollate, le diete folli, i digiuni senza freni. Si potrebbe dire, in un tetro gioco di parole, che le hanno nutrite, sottolineando come si dovrebbe o non si dovrebbe essere.
Quando poi una donna, ma anche qualche uomo, riesce ad avere successo nonostante un corpo/volto non perfetto, un volto particolare, un qualche difetto, allora diventa una stimata guerriera, che nonostante questo o quel particolare è riuscita a “diventare qualcuno” . Ne sono testimonianza attrici e cantanti. Ma farlo notare non è confermare anche in questo caso la regola della bellezza a-priori, quella dei canoni riconosciuti?
La naturalezza del corpo che abbiamo è spesso nascosta sotto pregiudizi, vergogna, paura, sentimenti di valer poco e l’immagine del proprio corpo è diventata per molte donne un qualcosa da cancellare, un fardello, un senso di colpaper cui chiedere scusa. Non accettare il corpo che abbiamo porta a rendere più fragile anche la propria autostima, che vorrebbe raggiungere un’ideale impossibile, cancellando e non accettando quello che si è, quello che si vede allo specchio. Ma la nostraautostima si nutre anche di specchi e non tutti deformano la nostra immagine. Dipende da noi e dallo spazio che vogliamo coltivare per il nostro star bene.
Sarebbe importante chiedersi, se ci sappiamo guardare allo specchio? Cosa vediamo? Sorridiamo o storciamo il naso? Perdoniamo le nostre imperfezioni o passiamo tempo prezioso cercando di camuffarci, di cancellare quanto siamo? Non poche volte, anche la competenza, il saper fare, si arrende al non voler apparire. Peggio.Molte donne, dimenticano quanto sanno fare perchè non riescono a ricordarsi la loro bellezza. La personalità di molte donne rimane ferita e si nasconde dentro al suo corpo, odiandolo. Questo porta a chiudersi dietro un muro, spesso ad allontanarsi dalle reali possibilità di gioia e serenità presenti, fino a prendere distanze dalle relazioni, dal mondo. Tutto inizia quando ci si allontana da sé o si incontra qualcuno che mina la possibilità di accettarsi e sentirsi semplicemente quanto si è.
Ho incontrato la poesia di Sonya Renee quasi per caso, cercando di scoprire nella rete qualcosa di interessante.La sua storia di donna, poetessa e femminista l’ha portata, tra l’altro, a scrivere la poesia “The Body Is Not an Apology” che si è trasformato in un inno alla bellezza per la bellezza, al bisogno di avere fede in se stessi e nel proprio valore che ha incontrato e riunito moltissime, dando il nome anche ad un sito che si occupa, scrive e parla dell’idea di un “Radical Self Love”.
Sono molte le persone che hanno trovato anche grazie ad una poesia, la possibilità di vedere accolto il bisogno di riconoscersi esistente dopo aver a lungo chiesto scusa per il loro corpo, per il loro viso, peso, sesso, immagine, disabilità, orientamento sessuale, desiderio.
Il corpo è la nostra corazza, parla di noi più di quanto crediamo, mostra e nasconde la nostra bellezza leggendo la nostra forza e la nostra fragilità. Possiamo renderlo un posto sacro, da rispettare o pensare che valga poco e darlo via. Sarebbe preferibile, come suggerisce la poetessa, riceverlo piuttosto come un dono e celebrarlo, per la sua capacità di rialzarsi anche quando cade. Entrare in relazione con la propria bellezza salva dalla peggior solitudine, quella dovuta al non farsi buona compagnia, all’essere nemici di sé stessi. Si spreca troppo spesso il bello che si è, alla ricerca di qualcosa che non si sarà mai. Anche per questo è compito di una buona psicologia far vedere nello specchio la bellezza di chi si incontra, dargli luce e spazio, riscoprire quanto è stato celato, fino a sorridere ricolmi di tenerezza per il tanto che si è.
Pollicino: I corpi, diversi, imperfetti, belli di tutti
L’Orco: La vergogna con cui vestiamo il nostro corpo
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