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La patologia cancerosa, ancora oggi, viene valutata come la più drammatica e problematica delle malattie. A partire dal momento della comunicazione della diagnosi e durante tutto l’iter terapeutico, la persona affetta da tumore alterna momenti di disperazione a momenti di speranza. Ma anche quando ad un paziente viene comunicata la risoluzione della malattia, non si pensi che tutti i problemi possano improvvisamente scomparire insieme alla causa prima che li ha generati. Sempre più spesso, infatti, si sente parlare delle problematiche psicologiche dei long-survivors (lungo-sopravviventi). L’American Cancer Society chiama paziente sopravvivente “colui o colei che è vivo dopo cinque anni dalla diagnosi”, per gli epidemiologi la sopravvivenza corrisponde all’intervallo di tempo tra la diagnosi e la morte. W. Niederland nel 1968 cominciò a parlare della “Sindrome del Sopravvissuto”, in riferimento agli studi effettuati sui sopravvissuti all’Olocausto.

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