Autore: Dott.ssa Marzia Cikada
vedi Blog dell’Autore
…our lives will only ever always
continue to be
a balancing act
that has less to do with painand more to do with beauty*
Shane Koyczan
Il Bullismo continua ad essere un problema. Prende parte alla vita di tanti ragazzi in maniera subdola, comunica sempre di più urlando, facendo la voce grossa da dentro un pc, da un forum, da una chat che diventa un gioco al massacro che si nutre di insulti e maledizioni. Il Bullismo diventa sempre più una presenza nella vita di tanti ragazzi e ragazze che se lo ritrovano addosso, come un tatuaggio che è difficile strappare via, un’etichetta che ne confonde gesta e futuro, sia che siano bulli, sia che siano vittime.
Siamo di fronte ad un problema che grava sul benessere di bambini e delle loro famiglie, un problema che riguarda tutta la società in cui viviamo, perchè un ragazzino vittima di bullismo oggi, sarà un adulto triste, arrabbiato, depresso, infelice, domani. E il futuro ha bisogno di adulti sereni.
La mancanza di fondi e di una buona educazione affettiva amplifica il problema. Sarebbe, infatti, compito di una buona prevenzione/azione contro il bullismo, offrire nelle scuole una educazione alle emozioni capace di accompagnare le emozioni dei ragazzi e non di buttargliele addosso senza aiutarli a costruire gli strumenti per rispondergli in maniera soddisfacente e adatta. Il Cyberbullismo poi rende tutto più facile per i bulli, permettendo all’aggressione di diventare “virale”, la responsabilità evapora dalle azioni di questi ragazzi, il significato si perde nella sensazione di aver fatto qualcosa di “vincente” e che non si vede, bastano poche parole su una tastiera e arrivano i “mi piace”. Ma nella scuola, come fuori da questa, nelle famiglie, nei gruppi, nelle comunità, dobbiamo passare ad una modalità win-win, dove o vinciamo tutti o nessuno, perchè nelle sofferenze dei ragazzi non ci sono vincitori. Bisogna imparare a gestire i conflitti diversamente, a conoscere e ri-conoscere le emozioni, a mediare, accettare, comunicare. Tutti aspetti in cui sarebbe auspicabile un investimento preventivo in vista di una migliore generazione di adulti.
In Italia da una ricerca di Eurispes e Telefono Azzurro si scopre che i ragazzi che hanno trovato materiale su di loro online sono 1 su 4 e che questo gli ha creato disagio. “Stop al bullismo”(associazione di Milano che si occupa del tema dagli anni novanta) riporta che il 60% degli studenti italiani (11/14 anni) sa che l’attacco online, su web e social è più facile. Ma se gli attacchi sono virtuali, per i ragazzi, meno formati e pronti degli adulti a difendersi, le ferite sono reali e profonde.
Sempre nel nostro paese sono stati 300 i casi di cyberbullismo segnalati alla Polizia Postale e delle Comunicazioni nel 2014 e 30 i minorenni denunciati all’Autorità Giudiziaria per molestie, diffamazione,immagini pedopornografiche sul web. Tanto che partono iniziative per arginare il fenomeno, parlando anche di teatro che coinvolgono aziende private e Polizia di Stato.
Le vittime di bullismo mostrano bassa autostima, maggiori assenze da scuola, maggiori possibilità di sviluppare problemi psicologici da adulti. Le loro capacità relazionali si affievoliscono, imparano a nascondersi alla vita che li aggredisce e, sempre più insicuri e soli possono avere anche idee suicidarie, alcune delle quali vengono purtroppo realizzate. I ragazzi vittime di bullismo, non riescono a nutrire fiducia nei pari, essendo invece convinti di poter avere dall’”altro” solo attacchi e dolore.
Si diventa vittime facilmente. Perchè si hanno modi o colori diversi, per un nome, per come si appare, per religione, per la propria famiglia, per i propri valori, desideri amici. Difficile e crescere nonostante il male che si prova, il sentirsi piccoli, soli, inferiori. Difficile è trovare le parole, la forza, il sostegno adatto a uscire da una posizione di vittima e riprendersi energie, sogni, autostima, possibilità di futuro.
Ma le emozioni positive di tanti ragazzi possono trovare come venire alla luce, come venire salvate. Una storia buona è quella del poeta Shane Koyczan, autore di “To This Day” uno spoken poem, un poema orale, raccontato dalla voce dell’autore che parla di come ha imparato a “baciare le proprie ferite”, innescando una solidarietà online talmente potente che sono stati 80 gli animatori che si sono proposti di disegnare una parte del suo lavoro, di cui possiamo trovare diverse versioni in rete.
Ammettendo il dolore provato e la consapevolezza che, nella scuola sembra ci sia ogni anno un nuovo arsenale di insulti pronto ad accogliere gli studenti “diversi”, il poeta racconta anche come tale diversità possa essere superata, come si possa dimostrare che i bulli avevano torto. Sono molti i ragazzi che dovrebbero vedere in queste immagini, sentire in queste parole una possibilità di incidere sul proprio presente diversamente, superando le ferite che hanno fatto male e crescendo senza più paura.
Pollicino: I ragazzi di sempre, tra vittime e bulli
L’Orco: Sentirsi soli, inutili, attaccati da tutti
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