Autore: Sara Bini
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“Il ruolo più difficile è recitare se stessi, permettersi di essere se stessi, togliersi di dosso la maschera.” (Vadim Zeland)
“A questa età, non abbiamo tempo da perdere”. Ecco una frase che sento ripetere spesso dai miei coetanei, uomini e donne che si avviano alla quarantina, benché ci siano pure ‘le avanguardie’ che si pongono la questione già verso i trenta.
Man mano che il tempo passa, molti si mettono a fare un bilancio degli obiettivi raggiunti, di quelli mancati e di quelli ancora possibili da realizzare: lavoro, casa, matrimonio/relazione stabile, figli. Nelle donne – eccetto me che però non faccio testo – pare si attivi il cosiddetto ‘orologio biologico’ , ossia la necessità di diventare madri, cosa che per loro, a differenza degli uomini, ha ‘date di scadenza’ imprescindibili. Ho sentito però anche uomini sui quaranta parlare di ‘fallimento biologico’ perché, essendo figli unici e senza una compagna, si rammaricano di non mandare avanti ‘la stirpe’, il cognome. Tuttavia, in entrambi i sessi, raggiunta una certa maturità psicologica (che non è da darsi per scontata, anzi!) sorge il desiderio di una relazione di coppia stabile che può porre le fondamenta per una nuova famiglia.
Del resto la scienza ha ampiamente comprovato che la componente istintiva nell’essere umano, rispetto agli altri animali, gioca un ruolo decisamente marginale. In compenso, l’uomo ha una forte componente emotiva-mentale, per cui può amplificare la parte istintiva fino a giungere a patologie, ossessioni e perversioni. Tutto questo per dire che la mente ci scappa di mano tanto quanto ovaie e testicoli, anzi, forse di più. Generalmente e fortunatamente, comunque, alla semplice pulsione procreativa si aggiunge il desiderio di una sana realizzazione sentimentale: la ricerca di un partner adeguato a tutta la nostra personalità, non solo alla sfera biologica.
Fin qui, ho parlato delle tappe evolutive standard di un essere umano, secondo la natura e secondo la società. Sappiamo bene che c’è anche chi, in ogni epoca e per svariate ragioni, si è sottratto a tali ‘scansioni’ e ha fatto altre scelte. Senza entrare in merito a ciò, mi interessa sottolineare come questa epoca, quella in cui stiamo vivendo, sia particolarmente ricca di possibilità e allo stesso tempo di pressioni che rendono ancor più stringente il senso di ‘accelerazione’ del tempo, personale e collettivo.
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