Autore: Dott.ssa Ada Moscarella

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Per centrare il bersaglio non basta vederci bene.

Occorre che occhio e mano siano ben coordinati.

Lo psicologo che non ti aspetti è innanzitutto un ESPERTO DELLA COMPLESSITA’.

Prima ancora di scoprire cosa fa, ciò che caratterizza principalmente lo psicologo è una modalità visiva molto particolare, altamente connettiva; capace di individuare le matrici nascoste, come Neo in Matrix.

Ecco.
Prima ancora di raccontare che lo psicologo fa il clinico, il selezionatore del personale, il diagnosta, lo psicoterapeuta, l’esperto nelle scuole, nelle aziende, nel marketing o in qualsiasi altra cosa che ci venga in mente, a me piace raccontare che può fare tutto questo in virtù del suo occhio.

Ma non c’è passo che si fa per raccontare la professione di psicologo che non corra poi il rischio di cadere nella sua trappola più abituale: L’AUTOREFERENZIALITA’.

Una volta che abbiamo scoperto di avere la supervista,
poi siamo capaci di usarla per guardarci allo specchio.

Ed esattamente come Narciso, rischiamo di affogare.

Alla nostra professione e a molti giovani psicologi professionisti soprattutto, dotati pure di occhio acuto, manca in realtà la coordinazione occhio-mano: quella che ti permette di sparare e centrare il bersaglio.

Così capita che una volta che scrutiamo la complessità, magari la illuminiamo anche, ne sveliamo i nodi, i misteri…e poi….niente…

Anzi, qualche volta viviamo pure la frustrazione di un mondo che non si spiccia a cambiare e a girare in nostro favore solo in virtù della nostra acuta vista.

E’ come se avessimo la sindrome di locked in: guardiamo, capiamo, ma non incidiamo su ciò che ci circonda.

Non coordiniamo occhio e mano per incidere sulla complessità che distinguiamo.

Così mi capita ancora di sentire colleghi che non masticano i linguaggi legislativi, della statistica, della macroeconomia, dell’informatica e dei media.

Anzi, peggio, che per imparare c’è sempre tempo e modo.

Quello che mi capita ancora di sentire è che quei linguaggi non ci appartengono.

Marketing e personal branding sembrano ancora brutte parole, così come libera professione e dio non voglia che qualcuno dica in pubblico AUTOIMPRENDITORIALITA’!

Eppure, c’è da restare increduli.

In un mondo sempre più complesso, quelli che stanno restando indietro sono pure quelli che più di tutti hanno gli strumenti per interpretare, incidere, intuire e soprattutto anticipare i processi, portando benessere, beneficio, sana economia psichica e monetaria.

Ci vuole meno narcisismo e più panetteria, bisogna riempire di operatività il senso che la nostra vista comprende.
E coordinare occhio-mano: solo così la nostra partita iva smette di essere la condanna alla precarietà e diventa l’identificazione del nostro essere LIBERI PROFESSIONISTI.