Autore: Dott.ssa Maria Grazia Antinori

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La psicoanalisi e l’arte

Fin dalle origini della psicoanalisi l’arte è stata un campo di interesse e di studio,  spaziando dalla vita dell’artista, alla sua opera, alla capacità immaginativa. La produzione artistica rappresenta una fonte quasi inesauribile di materiale di studio interpretabile sul piano clinico,  ma e stata  utilizzata anche come conferma delle  interpretazioni cliniche. Freud ha considerato gli artisti come persone con una particolare “flessibilità della rimozione”  qualità spesso inconsapevole  che comunque facilita  il contatto con i propri contenuti inconsci.  Per Gaddini ciò che sembra distinguere l’artista “è la sua capacità di entrare in contatto con i contenuti dei processi primario (momento ispirativo) e di elaborarli in modo di poterli esternalizzare (momento estetico).” (Gaddini, 1989). Gaddini, uno psicoanalista che ha dato ampio spazio all’arte nei suoi scritti, sottolinea i punti di contatto tra la produzione artistica, i sogni e il disturbo psichico: “In realtà, ciò che accumuna il sogno, la creazione artistica, e il disturbo psicologico o la malattia mentale, è che tutte queste espressioni visibili partecipano, in vario modo e misura, del così detto processo primario, vale a dire  di un’attività psichica invisibile, inconscia,  segnata da leggi diverse da quelle dell’attività psichica cosciente, e da quest’ultima tenuta anzi a debita distanza” ( Gaddini, 1989).

Il processo primario è caratterizzato dal linguaggio dell’immagini che prevale su quello verbale, si tratta di immagini simboliche che seguono un ordine apparentemente casuale, lontano dalla logica e dai costrutti grammaticali, l’attività psichica è quindi di tipo associativo senza considerazione delle limitazioni spazio-temporali. Altro aspetto importante è che le cariche energetiche sono molto mobili  e quindi si spostano con grande facilità da un’immagine simbolica all’altra, facilitando così la formazione di nuove immagini che possono catalizzare più significati simbolici.

Per Gaddini ogni opera d’arte è sempre autobiografica in quanto contiene elementi del processo primario che trovano il modo di arrivare  alla coscienza ed essere rappresentati, così come avviene  nel processo  del sogno: “ Se il lavoro onirico mira a favorire l’emersione dei contenuti latenti (inconsci) badando bene, nel fare ciò, di non urtare la temuta suscettibilità del Super-io, l’elaborazione artistica, nel favorire a sua volta l’emersione di contenuti latenti, mira a sostenere anche il consenso del non meno temuto Super-io sociale” (Gaddini, 1989).

Così come nel sogno, nella creazione artistica si riconoscono all’opera meccanismi psichici quali la condensazione di immagini, lo spostamento di significato da una rappresentazione  ad un’altra.

Una questione importante che è ancora senza una risposta sicura, è definire quali fattori rendono un’opera d’arte tale e facciano riconoscere la qualità di artista: “ E’ arduo dire come e da dove tragga origine il talento. Diciamo che esso consente di esprimere le cose di dentro, in modo tale da generare negli spettatori emozioni profonde (anche loro senza sapere come e perché). Ma è chiaro che questo non basta a definire il talento…l’artista esprime qualcosa di profondo di sé, e anche qualcosa di profondo del vissuto ambientale. Voglio dire  che inconsciamente l’ambiente è una parte non distinguibile dall’esperienza dl sé. In questo senso l’artista rappresenta gli aspetti del mondo in cui vive.” (Gaddini, 1989).

Frida Kahlo

Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderòn, meglio conosciuta come Frida Kahlo è una pittrice conosciuta in tutto il mondo, i  soggetti dei suoi quadri sono intrecciati  alla  vita, alle vicende d’amore, alle difficili condizioni di salute e soprattutto  al suo paese di origine, il Messico, al comunismo e alla cultura precolombiana. E’ stata moglie di Diego Rivera considerato il più importante artista messicano del novecento, per poi  superarlo per fama e  popolarità. La sua pittura è ricca di simboli precolombiani, ispirata a  divinità azteche senza per questo rinunciare ad un forte richiamo al simbolismo cattolico degli ex-voti, ossia  piccole immagini naif dipinte sul legno o sul metallo,  concepite per la richiesta o per il ringraziamento di grazie per la guarigione da malattie e protezione da eventi drammatici. E’ molto personale lo stile di questa pittrice che fin nella nascita ha fuso insieme l’anima tedesca paterna e quella messicana materna. Frida  ha viaggiato in America e in Europa, soprattutto a Parigi dove ha lungamente soggiornato e ha avuto modo di conoscere personalità del suo tempo e anche di esporre i suoi quadri. La pittura di Kahlo è stata riconosciuta come surrealista da Andrè Breton, fondatore del surrealismo, anche se la pittrice non si è mai considerata tale. Nata pittrice quasi per caso, inizialmente autodidatta, Frida ha sempre dichiarato di non  voler rappresentare  i sogni come i surrealisti,  ma  piuttosto di essere interessata alla realtà, una realtà molto personale, una sintesi e rielaborazione dei suoi vissuti e dei suoi pensieri. L’originalità di Kahlo poggia comunque su una solida preparazione culturale che va dalla conoscenza delle avanguardie pittoriche, alla letteratura, alla filosofia orientale e quella occidentale.  Kahlo ha iniziato a dipingere non per desiderio o ambizione artistica, ma come scrive lei stessa, per dimenticare i suoi problemi di salute. Nel 1939, quando ormai era matura come artista, scrive in  una lettera: “ho fatto ritratti, composizioni di figure, anche opere in cui il paesaggio e la natura morta hanno il ruolo principale. Sono giunta a trovare, senza che nessun pregiudizio mi costringesse, un’espressione personale della pittura…I miei temi sono stati sempre le mie sensazioni, i miei stati d’animo e le profonde dinamiche che la vita andava producendo in me, e ho spesso oggettivato tutto questo in rappresentazioni di me stessa che erano quanto di più sincero e vero potessi fare per esprimere quel che sentivo di me e davanti a me”. (Prignitz-Poda,2014)

Frida nasce il 6 Luglio 1907 da padre  tedesco fotografo e madre messicana cattolica molto devota, è la terza di cinque figlie, all’età di sei anni è colpita dalla poliomelite che rende più piccoli la gamba ed il piede destro, lasciandole una zoppia che segna la sua infanzia. A diciotto anni, avviene un altro avvenimento drammatico che cambierà la sua vita,  in seguito ad un incidente dell’autobus su cui viaggia, subisce importanti traumi che  segnano per sempre il suo corpo e anche il suo destino. Sarà costretta ad un lungo periodo di immobilità che diventerà anche l’occasione per la scoperta della pittura come possibilità di espressione e di investimento per il futuro, questo anche grazie ad una idea della madre che fa fissare uno specchio su un baldacchino costruito artigianalmente sul  letto di immobilità di Kahlo. Forse anche per queste vicende, fin dall’inizio il soggetto preferito da Frida è se stessa, l’immagine che lo specchio riflette e che la pittrice saprà però trasformare in arte  nei suoi numerosissimi autoritratti, una costante di tutta la sua produzione.

La Frida adolescente appena ripresasi dall’incidente  inizia a frequentare Diego Rivera, il pittore Messicano di fama mondiale  che sposerà  qualche anno più tardi. La loro unione non sarà né semplice, né convenzionale e neanche felice, fin dall’inizio Frida dovrà dividere Diego con molte altre donne di ogni ceto e paese, spesso sue modelle.  Anche Frida avrà altri amanti e  amori, uomini e donne, ma  sempre e comunque rimarrà Diego il centro del suo mondo affettivo. Viaggeranno molto in America e in Europa insieme e da soli, per poi tornare in Messico in una casa composta da due edifici che ognuno abiterà singolarmente e che Frida riempirà di animali come pappagalli, scimmie e  cani che spesso appaiono nelle sue opere, e altro elemento importante della raccolta di ex voti, mentre Rivera colleziona importanti e numerosi oggetti precolombiani. Ad osservarli dall’esterno sembrano una di quelle coppie che non può restare separata ma neanche vivere insieme, come due calamite che si attraggano ma si respingono perché dello stesso polo. Con fasi alterne, compreso un divorzio e un nuovo matrimonio, i due restano legati anche se per alcuni periodi fisicamente  lontani, Diego resterà accanto a Frida anche negli ultimi anni quando lei subisce  molte operazioni, immobilità, dolore, ricoveri e anche un’amputazione e infinite complicazioni che la portano alla morte a quarantasette anni, nel 1954.

Diego è stato da sempre un estimatore di Frida   apprezzandone le qualità pittoriche, così come Frida ha sempre ammirato i grandi murales a tema sociale dipinti da Diego in Messico e in America. Oltre agli affetti e alla stima reciproca li unisce l’interesse per il popolo messicano, la sua cultura e l’adesione, anche questa con fase alterne, al partito comunista.

Nel 1942 Frida inizia a scrivere un diario che costituisce una delle fonti più importanti per capire i suoi stati d’animo e pensieri,  tratta temi che vanno dalla sessualità, alle sofferenze fisiche, all’amore con Diego, a parole associate liberamente che alterna a disegni ad inchiostro e a matita.

La trasformazione del dolore in bellezza

L’opera di Kahlo è interessante non solo sul piano pittorico ma anche su quello psicologico, è notevole come questa piccola, fragile donna sia riuscita a trasformare in arte la rappresentazione di un corpo traumatizzato e ferito. Quadri famosi hanno come soggetto eventi come l’aborto, la nutrizione forzata, la rappresentazione di un corpo con cicatrici, busti, lacrime, chiodi che lo trafiggono, eppure lo sguardo osservante non fugge via per la drammaticità del soggetto ma al contrario ne è attratto. Frida ha saputo trasformare anche molti dei busti che l’hanno tormentata in oggetti personali dipingendoli con i suoi soggetti preferiti, rendendoli così meno nemici ed  estranei. Osservare le tele originali di Kahlo, è un’esperienza che va al di là delle  considerazioni stilistiche, il visitatore è colpito dal magnetismo dello sguardo degli autoritratti che sembrano a loro volta osservare in modo quasi altero e diretto. Si crea un gioco di sguardi, chi osserva si sente osservato  determinando il bisogno di soffermarsi ancora per  cercare quel qualcosa che sfugge e che va oltre alle pennellate su una tela. Si crea un mistero, si è portati a cercare  di svelare il segreto di un identità che è mostrata ma allo stesso tempo è velata e nascosta. Si crea uno spazio vuoto tra immagine sulla tela e percezione, uno spazio vuoto che necessita di essere riempito, animando  la figura rappresentata dalla stessa curiosità ed estraniamento dello spettatore. In molte tele Frida inserisce particolari, animali, oggetti, piante, fiori che hanno una valenza chiaramente simbolica ma che allo stesso tempo sono raffigurati in modo concreto e realistico, anche questo dualismo crea sorpresa in chi osserva che da una parte registra l’incongruità  dell’immagine e dall’altra l’accetta come un dato di fatto incontestabile. Una caratteristica importante  dei quadri di Frida è forse  proprio il senso di estraniamento che producono in chi li osserva, sembra di essere di fronte ad immagini familiari  che però  inseriscono elementi discontinui, si innesca quello che Freud ha definito “il perturbante”  ossia un fenomeno che apre al nuovo, all’ignoto, all’inconscio e soprattutto rende nuovo e diverso il conosciuto aprendo così a prospettive inaspettate. Frida offre una personale traduzione della realtà, come un bambino che descrive ciò che conosce, piuttosto di ciò che vede, una continua imitazione e citazione del reale che paradossalmente consente proprio il distacco dal concreto, l’oggetto e la figura sono isolate dal contesto trasformandosi in altro, “spiazzando” chi osserva. La Kahlo, scrive il critico Achille Bonito Oliva, possiede la naturale maturità dell’artista classico che utilizza il linguaggio come strumento e non come fine, per questo le sue opere sono concluse in sé (Prognitz-Poda, 2014).  Frida conosceva Freud, sicuramente il saggio su Mosè ed il monoteismo del 1937, tanto da ispirarsi anche a quello per un suo quadro “Nucleo solar” chiamato anche “Moisés” premiato nel 1946, ma ancora una volta gli elementi culturali sono inseriti e tradotti con un simbolismo tutto personale che li lega alle sue vicende personali ed in particolare al suo rapporto con Rivera .

Frida è un’artista che ha reso opera d’arte condivisibile e fruibile dagli altri, il suo stesso dolore e fragilità umana. Lo ha fatto raccontando il suo corpo martoriato come un oggetto reale ma anche simbolico, la sua fisicità si eleva da esperienza individuale, a valore universale che ogni persona può riconoscere e comprendere empaticamente.

Frida è un esempio di come l’arte possa rendere condivisibile un’esperienza molto personale ed intima, difficilmente raccontabile con le parole. Le sue opere non hanno lo scopo di renderla famosa, ma piuttosto quello di esprimere e di raccontare l’indicibile, rendere possibile sopportare eventi e traumi che altrimenti avrebbero rischiato di rompere l’unità dell’Io. @Frida ha la capacità di trasformare il trauma in altro, l’osservatore sente palpitare la vita  sottostante che non si piega e non si rompe al dolore, ma anzi rimanda un autoritratto spesso altero che non rinuncia alla bellezza e ai colori degli abiti e delle ambientazioni. I quadri di Kahlo sembrano essere  una forma di autocura, di autosostegno, nella ricerca di quella unità che gli eventi traumatici mettono in serio pericolo.  Opere che potrebbero essere sovrapposte al processo del sogno, tele dipinte secondo il processo primario che seguono le modalità dei sogni, anche se la pittrice né è inconsapevole, così come il sognatore può ricordare il sogno e coglierne il valore  senza per questo comprenderne consapevolmente il significato simbolico. Il processo di trasformazione può essere paragonato a quello che avviene nell’ambito di una psicoterapia psicodinamica: anche se i fatti reali rimangono dati ineluttabili ed assolutamente concreti ed i traumi non possono essere misconosciuti o sminuiti,  ciò che viene trasformato è la modalità di narrazione  della propria storia e del corpo. Il  lavoro terapeutico ha in sostanza la funzione di ricostruire la trama e l’ordito del Sé, di rendere consapevoli delle trasformazioni e delle perdite, conservando anche il ricordo della ferita. La psicoterapia, l’analisi, traducono in nuove parole, in nuove forme che possono rendere sopportabile ciò non lo era, così come la pittura di Frida trasforma l’orrore in bellezza.

Bibliografia

Gaddini E. (1981) Scritti (1953-1985) Raffaello Cortina Editore, Milano, 1989. (a cura di ) Prignitz-Poda H. Frida Kahlo. Electra, 2014.