Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

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 Ai terremoti non v’è rimedio alcuno. Se il cielo ci minaccia con le folgori, pure si trova scampo nelle caverne. Ma contro i terremoti non vale la fuga, non giovano nascondigli.
Francesco Petrarca

E’ successo di nuovo. E non sarà l’ultima volta. Questa volta parliamo del Nepal, dove si contano già 2000 morti ( dai dati di oggi 26 aprile siamo saliti a più di 3000) e il numero tende ancora a salire. Un terremoto terribile, magnitudo 7.8 che ha colpito anche India, Tibet e Bangladesh. Crollano case, edifici, scuole, il mondo perde opere d’arte e persone. Non si rimane facilmente indifferenti a questi eventi. Ogni volta che uno di questi cataclismi si abbatte su un qualunque punto di questo mondo, le reazioni sono mondiali. Una ferita senza confini che colpisce non solo chi viene travolto dalla violenza dell’evento, ma tutta l’umanità. Vite che vengono sconvolte, certezze che si infrangono. Casa, lavoro, oggetti che fanno il quotidiano, gesti che disegnano la storia di ognuno, di colpo non ci sono più.

Il nostro Paese, l’Italia, ha vissuto moltissimi terremoti, nessuno ci ha lasciati come eravamo. Anche a distanza di anni, quel male, rivive nel dramma del terremoto altrui. Siamo per altro, nello stesso mese che ricorda la ferita abruzzese ( era il 6 aprile del 2009), altri morti, altro dolore, altra paura. Una crepa che ancora non è stata del tutto richiusa. La Storia dei Terremoti in Italia è lunga, ogni evento ricco di patimenti e sconvolgimenti.

Oggi in Nepal, sono notevoli le storie le spezzate, pezzi di Storia che sono spariti, lasciando un cumulo di detriti, polvere, macerie e urla. La Psicologia, e in particolar modo chi si occupa di Psicologia dell’Emergenza, sa bene il tipo di impatto che un terremoto ha sulla popolazione. Il senso di prepotente distruzione di ogni “normalità” che ci si trova a vivere, smuove dentro quanto si muove fuori. E’ nell’equilibrio interno di chi lo vive che è difficile trovare pace. Fino alle fondamenta di quello che siamo, l’anima trema, quello che teneva salde le piccole e grandi certezze di sempre e le cicatrici, crolla, tentenna e sono come crepe nelle sicurezze che si erano costruite.

Le persone, le comunità, che sono vittime di questo tipo di tragedia, non possono essereabbandonate. Se i morti sono molti, le vittime di un evento di questo tipo non sono solo i morti. Chi sopravvive, perdendo molto, se non tutti, famiglia, legami, casa, lavoro, piccole cose quanto grandi, deve poter contare su un sostegno che non sia solo economico. La reale devastazione che causa un fenomeno di questo tipo è psicologica. Se una casa si può ricostruire, una vita è fragile quando colpita così duramente e rimetterla in piedi diventa una sfida da affrontare con competenza e attenzione. Inoltre, ilBisogno di Sicurezza, fondamentale in tutti noi, viene meno quando ci si trova partecipi di tragedie di questo tipo, crollano i punti di riferimento interni ( come racconta e spiega Domenico Nardiello, psicologo, professore a contratto alla Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Federico II di Napoli e coordinatore nazionale del Nucleo attività psicologiche del Corpo militare della Croce rossa italiana in un articolo del Corriere del 2013)

Facilmente, le vittime di un terremoto, dovranno avere a che fare con disturbi di ansia più o meno gravi, spesso difficoltà a dormire, riposare serenamente, trovandosi a convivere con uno stato perenne di agitazione. Si manifestano disturbi nel modo in cui si vive l’affettività, ci si trova in balia di paure, fobie che prima non si conoscevano. L’Attenzione fa fatica ad essere mantenuta, si manifesta uno stato di tensione intenso, adattarsi alla situazione diventa quasi impossibile per molte persone, se non adeguatamente sostenute.

Adulti e bambini hanno bisogno di aiuto per poter reggere l’angoscia che il terremoto, mette in atto dentro di loro. Con tutte le differenze dei casi, grandi e piccini, devono essere accompagnati nel percorso di elaborazione di quanto vissuto, per permettergli di superare non solo il trauma ma tutto il corredo emotivo che questo porta con sé.

Il Trauma vissuto, in questo caso specifico e delineato dall’evento terremoto, lascia infatti emozioni dolorose e pesanti nella storia di tutti. Aggravati da un forte senso di impotenza, la consapevolezza di non poter far nulla ma di essere in balia di altro, la ferocia della natura prima, quella delle difficoltà di ricostruire poi. Pensiamo anche agli aiuti, non sempre precisi e capaci di sostenere l’immensità di quanto accaduto. Ansia e paura diventano compagni quotidiani, quanto vissuto si ritrova nelle piccole cose, nel sogno che si fa, nelle immagini che tornano a farsi vedere, nelle urla che si ricordano del momento del sisma.

Abbiamo poi chi manifesta, dopo una prima reazione allo stress, anche normale e necessaria, la Sindrome Post Traumatica da Stress (PTSD). Questa sindrome, che si manifesta dopo un evento traumatico di diverso tipo, sovente accompagna le vittime di un cataclisma naturale come un Terremoto. Ha caratteristiche e aspetti specifici molto chiari. Le persone che ne soffrono, vivono episodi improvvisi, ricordi, di quanto vissuto. Le reazioni sono spesso esagerate nelle interazioni con gli altri e anche con se stessi, il trauma vissuto tende ad isolare la persona dagli altri, riesce a partecipare poco alla vita in genere, prende poco parte alla quotidianità e si distacca emotivamente, vivendo spesso il sentimento della colpa, non riuscendo a superare lo stato ansioso, manifestando aspetti di depressione o perdendo il controllo al punti di avere comportamenti di dipendenza da alcol o droghe, mettendo in atto anche tentativi di autodistruzione importanti, come il suicidio.

Occuparsi di Psicologia dell’Emergenza, di sostegno alle vittime, diventa un importante aiuto non solo alle singole persone, ma alla comunità tutta che si è vista strappare serenità, emozioni, storia. Ed è proprio il gruppo, la coesione che questo può far scaturire nelle persone, che diventa un elemento da rinforzare per la ripresa. Come si è vissuto in Emilia, terremoto del maggio 2012, dove a fronte di problemi psicologici notevoli, il senso di integrazione si è rivelato un positivo ingrediente di miglioramento delle condizioni psicologiche per i bambini che sono riusciti a vivere la classe, il gruppo dei coetanei con un forte legame sociale, mentre per gli adulti questo risultava più difficile. Investire in questo legame significa rinforzare le risposte adattive dei bambini, investendo nel loro prossimo benessere.

Risulta importante rendere possibile il lavoro di queste Equipe inserendole in un discorso ampio di prevenzione e preparazione a fenomeni di questo tipo. Perchè si tratta del benessere della Comunità, insegnarle come proteggersi e fronteggiare eventi così drammaticamente intensi e carichi di emozioni negative e stress.

 
Pollicino: Vittime del Terremoto

L’Orco: Il terrore di non riuscire a liberarsi del Trauma vissuto

L’arma segreta: Riuscire a riprendersi la propria vita, oltre le crepe subite, lavorando sulle proprie emozioni