Autore: Sara Bini

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“Quindi abilità artistica non significa perfezione artistica. Essa è il mezzo o il riflesso di una fase dell’evoluzione artistica, la cui perfezione non è reperibile nella forma ma deve irradiarsi dall’anima.” (Bruce Lee)
Dante, Shakespeare, Michelangelo, Goethe, Beethoven non sono immensi perché hanno scritto o fatto qualcosa d’immenso….hanno scritto e fatto cose grandi perché loro stessi erano grandi. Ribaltiamo la prospettiva: il fare deriva dall’essere e non viceversa. I grandi uomini sono tali perché pur nel loro limite umano, hanno tentato di trascenderlo e farsi canali di un qualcosa di eterno, potente e universale capace di scioglierci in lacrime di gioia al suo cospetto.
 
L’artista assetato di approvazione e riconoscimento riuscirà anche a sviluppare indubitabili qualità tecniche ma i suoi contenuti rispecchieranno il suo essere – mediocre. In questo caso forse, meglio un artista meno erudito o raffinato che  però nella sua semplicità e genuinità sa far vibrare i cuori, piuttosto che trastullare a vuoto le menti. Tale tipologia di artista viene comunemente etichettata come ‘naif’ e screditata dalla critica, sempre pronta a lasciarsi  abbindolare dai fuochi d’artificio dei sofismi e della retorica.
A seconda dell’evoluzione dei tempi, il grande artista dunque potrebbe anche non essere riconosciuto dai suoi contemporanei. Ciò lo tocca solo in parte, perché l’arte è per lui un’esigenza interiore piuttosto che una vetrina per i suoi bisogni insoddisfatti. L’artista quindi ‘sta sul pezzo’:  lavora e nel lavorare si trasforma, apprende e nell’apprendistato diventa un uomo migliore. La sua  stessa vita diventa opera d’arte per eccellenza. Concludo citando uno dei miei Maestri, Bruce Lee “L’arte non è mai decorazione o abbellimento ma opera di illuminazione. Il fine ultimo dell’artista è l’apprendimento dell’Arte di vivere attraverso attività quotidiana.”