Autore: Dott. Giovanni Iacoviello

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…che da tanta parte dell’orizzonte il guardo escluse.

“Le persone si possono dividere in due grandi categorie. Una delle due divide il mondo in due grandi categorie”.

 

Quando nella nostra attività o nelle nostre esperienze si evidenziano delle scuole di pensiero diverse, o scelte tra visioni contrapposte, come possiamo scegliere quella corretta?

Essere “portati” o no, e altre divisioni impoverenti.

La storia della ricerca scientifica insegna che una risposta netta a domande come “è l’ereditarietà o l’ambiente che rende conto di certe nostre caratteristiche” spesso non c’è (al di là di esempi come l’avere gli occhi azzurri o simili). Un esempio lampante è quello di gemelli identici separati dalla nascita, che riuniti dopo vent’anni avevano raggiunto altezze diverse, dimostrando che, nonostante lo stesso corredo genetico, la caratteristica ‘altezza’ si sviluppa anche in base all’ambiente e all’alimentazione. Un altro esempio: farsi l’idea che per essere bravi in qualcosa si debba “essere portati” è pericoloso per la nostra crescita personale e professionale, perché se ci crediamo troppo potremmo non impegnarci fino in fondo e andare a confermare la nostra teoria limitante. Pare ad esempio che uno dei cantanti più virtuosi di tutti i tempi, Caruso, fosse proprio “negato” per il canto secondo il suo primo maestro.

Prevenzione delle divisioni nette e delle polarizzazioni.

Uno dei pregi del pensiero laterale (o creativo) teorizzato da Edward De Bono è che dovrebbe prevenire il sorgere di problemi dovuti a divisioni nette e polarizzazioni, arroganza e rigidità. La divisione netta pare quindi un modo di operare che lo studioso indica esplicitamente come dannoso per la produzione di nuove idee. Dividere il mondo in due categorie, e ancora peggio farne sposare una al nostro pensiero (polarizzazione) sarebbe quindi nemica della creatività e del problem solving.

Arresto della conoscenza oppure crescita personale: devono accettarmi così come sono?

Frasi che sentiamo tutti i giorni da colleghi o amici possono contenere visioni della realtà implicitamente dicotomiche. Ad esempio si potrebbero idealmente dividere le persone che credono che per il quieto vivere si debbano sempre accettare le richieste degli altri, e quelle che pensano che, avendo un carattere che non si può modificare, gli altri debbano accettarlo per intero. La divisione è quanto mai artificiale e fuorviante, e può nascondere agli occhi le molteplici varianti situazionali. Ad esempio la stessa persona che cerca di accontentare spesso gli altri, può mettere in atto anche comportamenti che agli altri possono apparire irrispettosi (arrivare in ritardo, dimenticarsi un impegno, etc.). Viceversa colui che dice che il carattere è immodificabile pare ignorare che ogni giorno impara sempre nuove nozioni e abilità che lo rendono diverso necessariamente dal giorno prima, e anno dopo anno il suo carattere può essere descritto come diverso da un osservatore (imputare ad esempio l’impulsività al proprio carattere può essere un comodo alibi per la mancanza di impegno nel migliorare la gestione delle proprie reazioni emotive).

Le realtà generalizzate accecanti oppure le situazioni molteplici celate dalle divisioni nette.

Quando siamo ad una riunione per risolvere un problema o decidere una strategia, se lo desideriamo possiamo dividere la questione in due sfaccettature e mettere ai voti la migliore. Oppure potremmo ricordarci che una stessa soluzione non può essere applicata a situazioni diverse, e che guardare le cose da un punto di vista polarizzato nasconde ai nostri occhi tutte le eccezioni, che quando si presenteranno potranno essere considerate come imprevisti, oppure evenienze precedentemente valutate da persone creative che sanno vedere lontano, e che sanno cogliere e aggiungere nuove categorie alla propria conoscenza del mondo.