Autore: Dott.ssa Marzia Cikada
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Dottore che sintomi ha la felicità?
L. Cherubini
Dove sei? Fermati. Guardati intorno, pensa alla tua vita, ai tuoi affetti, al tuo lavoro, sei soddisfatto? Sei felice? Sì? Che bello! No? Accidenti! Si parla molto di felicità in questo periodo, specie in Piemonte, dove tra pochi giorni avremo il Festival della Felicità organizzato dall’Ordine degli Psicologi. Ma quanto ne sappiamo della Felicità? Quanta ne abbiamo vissuta? Sapremmo costruire la nostra? Perchè ci sono due cose da sapere sulla felicità. Due piccole cose ma importanti se ci avventuriamo alla ricerca di quello che ci rende felici.
Non esiste una Felicità uguale alle altre. Non abbiamo una sola felicità. Ognuno deve costruire la propria ricetta, senza badare a quali sono gli ingredienti che vanno per la maggiore. Per qualcuno è diventare leader di una grande azienda, per altri viaggiare per il mondo. Per qualcuno avere tanti figli a cui poter insegnare il mondo, per altri riuscire a godersi una onesta solitudine. Il passo complicato è capire cosa davvero si vuole. Se rincorriamo la solitudine per poi scoprire quanto avremmo desiderato una famiglia, ecco, questo potrebbe renderci non troppo felici!
Certo, ci sono dei suggerimenti che vanno bene per tutti. Per esempio, un corpo sano ospita con più felicità e star bene dentro, una buona pace interiore protegge anche la salute del nostro corpo. Ma dandogli una mano. L’attività fisica, il sentirsi attivi, ci fa stare bene. E’ un dato. Lo Sport, infatti, sembra ci avvicini alla felicità più di quanto pensiamo. Ne troviamo dati certi sull’ American Journal of Epidemiology, dove è stato dimostrato ( con uno studio lungo 15 anni che ha indagato le abitudini della popolazione per ben 8 anni) che l’attività fisica combatte l’atrofia cerebrale e di conseguenza modifica l’umore in meglio. Ma su come essere attivi, dobbiamo decidere noi.
La felicità è una scelta, non facile a volte. Per trovare la felicità, spesso bisogna disfarsi di qualcosa che non ci fa stare bene. Come certe relazioni che ci portano solo il loro malessere, chiedendoci di risolvere i loro problemi o anche solo per alleggerirsi, lasciandoci in custodia la loro “spazzatura emotiva”. Ebbene, impariamo anche a fare pulizia, le relazioni sono reciprocità, non siamo il cestino della carta sporca di nessuno. Se abbiamo di queste frequentazioni, impariamo a riconoscerle e allontaniamoci del giusto per non farci inglobare. Specie se poi sono le stesse persone che tagliano corto sul nostro star male.
La strada per la felicità è costellata di momenti difficili, perchè non sempre è facile cambiare anche quanto sappiamo non funzionare. Ma, coltivando la fiducia in se stessi, si potrebbe persino riuscire a capire come essere felici e sorridenti. Con determinazione e accettando qualche errore di percorso. Capitano, specie a chi prova a fare le cose. Anche se si perde, non è detto che si perde anche la lezione da imparare. E quella rimane per sempre. Chi invece non prova, non sbaglia ma resta fermo dove e come è.
E qui arriviamo al secondo fatto. La felicità mette paura. Spaventa.
Non pochi di noi hanno paura delle emozioni positive, dello star bene, della felicità stessa. Anche se diventa più difficile ammetterlo, abbiamo paura che emozioni belle, come anche l’eccitazione, possano mettere pericolose per la vita di ogni giorni perchè, per esempio, ci fa perdere il controllo sulle cose e su noi stessi. E si decide, non consapevolmente il più delle volte, di allontanarle, di evitare il rischio della felicità.
Sarebbe bene in questi casi chiedere aiuto per imparare a rischiare di star bene. Perchè la felicità è un bisogno e un diritto che passa attraverso il gusto della ricerca, nata proprio dalla scoperta della propria personale felicità, non sogni uguali per tutti e irraggiungibili, ma ricette specifiche, un percorso verso la consapevolezza, capace di dare voce ad esigenze nascoste ed essenziali.
Per essere felici bisogna imparare a fare, agire. Fare ci porta in contatto, a volte scontro, con il mondo, ma possiamo sempre imparare il modo nuovo e migliore di esserci, con responsabilità e nel rispetto dell’altro. La gentilezza dei felici insegna più di tante urla in bocca a tanti infelici rabbiosi ( e per questo pericolosi).La Felicità ha la possibilità di trasformarsi in una Rivoluzione se parla il linguaggio della ricerca, della gratitudine, del rispetto e della fiducia. Per questo la Strada per la Felicità di Pollicino è ricca ma tutta da scoprire. Ognuno deve trovare la musica adatta alla sua unica e ineguagliabile danza.
Eppoi, la Felicità è una “malattia” che contagia anche chi ci è intorno. Siamo tutti portatori di una qualche felicità speciale e sarebbe un bene che le facessimo girare perchè fosse possibile averne sempre di più e per tutti. La Felicità, come diceva il titolo di Annie, film del 2014, è contagiosa. Per questo faremmo bene a circondarsi delle persone giuste.
Uno studio portato avanti dal British Medical Journal ( e riportato dal sito Mentesana) ha definito una vera e propria relazione matematica (realizzata dagli scienziati Nicholas Christakis della Medical School di Harvard e James Fowler, sociologo dell’Università della California) per farci notare quanto la felicità sia una sorta di virus contagioso.Vicini a persone felici siamo più felici, idem con persone invece tristi e negative. Risulterebbe che se si sta vicino o si vive a meno di un km di distanza da una persona/amico felice abbiamo un aumento della probabilità d’essere felici del 42% se si vive a meno di un chilometro di distanza da un amico felice e del 22% se si vive a meno di tre chilometri di lontananza. Chiaro che dobbiamo parlare di una vera vicinanza e non solo di una frequentazione o conoscenza, in questo caso le relazioni online non servono.
Insomma, la strada è lunga ma tutta da godere, anche con gli errori che capita di fare. Iniziamo il prima possibile. La felicità ci aspetta e questo mondo ne ha parecchio bisogno.
Pollicino: La ricerca della Felicità
L’Orco : La paura di perdere il controllo, il rischio che spaventa nel fare la propria felicità
L’arma segreta : Imparare a riconoscere quello che fa bene e averne cura, allontanare il resto, farsi strada verso la propria unica felicità.
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