Autore: Dott. Don Ezio Risatti
Vivere tutta la vita da ammalati per morire in buona salute. Questo potrebbe essere il motto di un buon ipocondriaco. Già nel 1673 Jean-Baptiste Poquelin (meglio conosciuto con lo pseudonimo di Molière) ha affrontato l’argomento ne “Il malato immaginario”, una farsa in cui il protagonista Argante vuole che la figlia sposi un medico per avere in casa chi lo cura tutte le volte che ne ha bisogno. Se ci avviciniamo ai nostri tempi troviamo Woody Allen come esempio ben riconosciuto di ipocondria; a parte le battute al riguardo che ha disseminato nei suoi film dopo la separazione da Mia Farrow, aveva dichiarato come tra loro non potesse durare, visto che lui si misurava la temperatura almeno sei volte al giorno, mentre lei aveva allevato 8 figli (quattro suoi e gli altri adottati all’epoca) senza possedere un termometro. Un approccio interessante lo si ottiene attraverso la Filosofia. Com’è che una malattia interessa in modo particolare la Filosofia? Perché l’ipocondriaco è realmente un malato per il semplice fatto che pensa realmente di essere malato. È il caso in cui la fantasia crea la realtà. La realtà esiste realmente solo perché è creduta esistente. La malattia esiste per il solo motivo che si crede che esista. Un argomento molto interessante, appunto, per un filosofo.
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