Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

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La nostra paura del peggio è più forte del nostro desiderio del meglio.
Elio Vittorini

L’ignoranza è il primo nemico. 

Nell’ignoranza trova terreno fertile la paura. 

Dalla paura nasce l’odio.

Dall’odio, in fretta e senza farsi troppe domande, arrivano le guerre, in tante, spesso subdole, forme.

Coltivare il sapere e la conoscenza è la prima arma contro l’ignoranza.

Dal conoscere nasce l’empatia, la vicinanza, il desiderio di dare diritti, condividere e conoscere ancora. Mi piacerebbe che i bambini fossero aiutati, ogni giorno, a coltivare la loro conoscenza, che fossero aiutati a non dover avere paura dei loro simili. Sarebbe bello imparare a giocare con tutti, grandi e piccoli a nascondino, girotondo e anche alla guerra, ma solo per capire quanto non ci piace.

Da professionista, da blogger, da persona, credo sia necessario, di nuovo, dire basta al ciclo dell’Ignoranza che crea solo paura e dolore. Nella calda estate del Caos Gender, prima sono finiti i 49 libri proibiti di Venezia. Definiti dal sindaco come un pericolo, ilibri censurati parlano di bambini nel modo semplice della letteratura per l’infanzia, affrontando la vita con quello che c’è dentro, dal sonnellino, la storia delle famiglie con due mamme o due papà, principesse stufe di essere tristi, papà che raccontano la loro omosessualità ai bambini, il bullismo. Molti sono testi che sono presenti anche nel mio studio, pronti ad aiutare i grandi quando cercano il modo migliore per aiutare i loro piccoli.

Poi ci sono state voci su cosa sarebbe la Teoria Gender, su come veicoli il potere per omosessualizzare i bambini, su come si voglia insegnare la teoria gender nella scuola (anche se poi si scopre che il fantasma nel ddl della  Buona Scuola non c’è), su sesso mostrato e illustrato ai bimbi senza rispetto della loro infanzia. Tutte voci che se fossero vere, farebbero paura anche a me. Ma la verità è che scrivo “voci”, perchè non vi è altro modo di definire parole prive di fondamento, sparse ai quattro venti giocando con la fragilità delle persone, senza ragione scientifica e senza leggi e documenti a suffragarle. Perchè la scienza, dice altro. Parlando di famiglie, bambini e omosessualità,la scienza ci racconta di vite serene, di bambini felici, che possono scegliere chi amare e chi essere indipendentemente da quello che hanno vissuto in famiglia. La scienza ci fa vedere un mondo ben diverso da quello che propinano certe campagne della paura a suon di bufale e immagini riviste e corrette alla ricerca dello scoop. E’ l’American Academy of Pediatrics che ha scritto che non è l’avere genitori omosessuali o etero a definire come il bambino potrà crescere, ma un insieme di caratteristiche diverse che vanno dal contesto al legame che si creerà tra genitori e bambino, non un delirante, ma ricercatori riconosciuti.

Purtroppo il nostro Paese è in ritardo su diverse questioni, l’educazione sessuale è una di queste. Quando se ne parla, si crede si stia parlando solo di “pisellino” e  “patatina”, non senza arrossire. Ma si parla di diritti, di emozioni, di bambini che crescono e crescono in un corpo e nel mondo e queste due realtà vanno fatte convivere, rispettandosi reciprocamente. Stiamo parlando di una educazione che ha obiettivi diversi, di conoscenza, accettazione, sconfitta della paura per quelle domande che naturalmente i bambini, i ragazzi e non pochi adulti, si fanno. Quando di parla di educare al genere, come nel testo di Gamberi, Maio, Selmi (2010) si intende, semplicemente, sostenere i ragazzi in una crescita che sia armonica nelle sue diverse parti, psicologica, fisica, sessuale e relazionale perchè possano affrontare serenamente il loro futuro.

Ne scrivevo proprio a giugno, pochi mesi fa, di come i bambini vanno solo salvati dall’ignoranza e dall’ansia dei grandi, che spesso preferiscono paralizzarsi e non pensare che provare a conoscere un mondo diverso dal loro.

Voglio raccontarvi ora una piccola triste storia. La protagonista è una psicologa di Palermo, Gaetana D’agostino che un giorno di fine agosto andò ad un incontro nelComune di Isola delle Femmine sul Gender. Ci andò per sentire come se ne parlava, da professionista e da mamma, perchè sembrava che in quei giorni tutti avessero un gran bisogno di dire la loro su tutta la storia e lei voleva capire come si parlava alla cittadinanza sul tema. Vi riporto il suo post di Facebook in merito all’incontro avuto:

Ieri sono andata ad un incontro sull’IDEOLOGIA GENDER, organizzata da giuristi per la vita. Ascolto per 2 ore piene il monologo dell’avvocato Amato che ha avuto il tempo terrorizzare in maniera “magistrale” i presenti. Danno la parola agli interventi e lì gli animi si riscaldano. Io mi prenoto quasi subito, ma siccome gli interventi prima del mio hanno contestato quando detto finora, non mi danno la parola e per ben due volte mi hanno negato il microfono. Alla fine riesco ad avere la parola e, siccome nel pubblico ci sono molte mamme preoccupate, comincio a parlare da mamma anche io (ho un bambino di 7 e una bambina di 1 anno), dicendo che la preoccupazione è sacrosanta se ci fermiamo solo ai wa che ci arrivano, ma se abbiamo voglia di approfondire dobbiamo andare alle fonti (ho parlato del documento dell’OMS e del DDL della Buona Scuola). Se all’inizio alcune mamme mi guardavano e annuivano, quando hanno capito che stavo smontando le teorie che finora avevamo ascoltato cominciano ad agitarsi e urlare parole dal pubblico. Ho solo il tempo di chiedere al “signor” Amato di trovarmi una parte della legge in cui si parlava di gender e l’ho invitato a leggerla testualmente. Ecco che lì cominciano a succedere delle cose molto strane, mi strappano letteralmente il microfono dalle mani. Lui, col suo tablet in mano, mi risponde con un video di una tv locale (???) e quando ho richiesto il microfono (ero ancora sotto il palco ad ascoltare la risposta) non me lo hanno più dato, quindi ho dovuto incalzare con un tono di voce più alto, chiedendo di leggermi l’articolo di legge contestato. Com’è finita? L’articolo non lo ha mai letto (perchè sappiamo bene che non esiste) e non hanno dato più parola a nessuno, neanche ad un insegnante che aveva le legge in mano e voleva leggerla lei. Hanno chiuso in fretta e furia il tutto dicendo che era tardi, il tutto in un’atmosfera davvero, davvero incandescente.
Ora io mi chiedo, in un clima così acceso e con un tema così caldo, come fa il CNOP a tacere? Cosa possiamo fare noi singole persone e professionisti per fermare questo dilagante fenomeno?

Le domande che fa la collega non posso non farmele anche io. Non può non farsele questo Blog che, pur senza troppe pretese, cerca di parlare in maniera facile di Psicologia ma anche di tante altre cose che ci sono nelle nostre vite. Come possiamo, senza un sostegno da chi dovrebbe rappresentare in maniera inequivocabile e scientifica la professione, il CNOP ( Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi), provare a far capire dove possiamo far finire la paura e imparare a conoscere il mondo nella sua ricchezza e diversità? Come possiamo far notare la differenza tra le bufale, i fantasmi, le paure irrazionali dalla scienza, dalla ricerca, da quanto è comprovato da studi e opinioni di rilievo e avvicinare quante più persone possibili a capire questa differenza?

Sono felice di far parte di una Associazione di Politica ProfessionaleAltrapsicologia, che è chiara nel manifestare la sua posizione contro chi vuole alimentare il caos e la paura nelle famiglie a favore di una informazione scientifica, rispettosa, seria. Sono molti i colleghi che, come me, si pongono eticamente, umanamente, professionalmente tante domande su come fare al meglio il nostro mestiere, per la Comunità. Mi da forza, sapere che non sono sola nel continuare a farlo nel solo modo che conosco, giorno dopo giorno, storia dopo storia, rispettando i diritti di tutti e certo, la motivazione di ognuno, anche quando non ci si trova in perfetta armonia. Eppure, dopo tante bufale, mamme spaventate, bambini confusi e notizie da copia e incolla senza capire, un poco anche un Pollicino finisce col provare un po’ di rabbia. Lo rassicura però la serenità che ripone nel sapere il potere della conoscenza e del coraggio di far conoscere. Martin Luther King scriveva che

“Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno.”

La Scienza non teme il gran bussare che si sta facendo in questa lunga estate 2015.