Gentilissime Colleghe,

Gentilissimi Colleghi,

 

vi scrivo sul blog augurandomi che grazie alla rete possa raggiungervi tutte/i. Il mio contattarvi in questo momento vuole essere un invito al voto, questo mio incitarvi deriva dal visionare l’affluenza al voto: a ieri sera la punta massima di partecipazione alle elezioni è stata del 16%, sono quindi a chiedervi di votare, questo può aiutarci a cambiare. Parlo di me anche oggi, attraverso il mio racconto cercherò di porgervi il perché di questo mio scrivere.

Premesso che comprendo tutte/i voi che mal sopportate l’Enpap, è anche il mio pensiero, allargo la visione: daro che molte/i di voi mal sopportano la politica italiana, è anche il mio pensiero, mi sono chiesto spesso e mi chiedo ancora cosa potevo e cosa posso fare. Devo anche confessare, prima di proseguire, la mia visione di uno stato che si chiama Italia, come territorio, ma questo territorio è ancora diviso in tanti stati e staterelli, inoltre non esiste un popolo di cittadini italiani, ma cittadini di vari stati. Partendo da questo presupposto cosa possiamo fare? Come possiamo crescere per attuare un cambiamento? La risposta potrebbe essere semplicissima: diventiamo un popolo di Italiani.

Ritornando a parlare di me, confesso che la mia indole è rivoluzionaria, ma la rivoluzione io non l’ho mai sentita armata, questo non nasce dalla paura, credo che nasca dal fatto di essere figlio di un ex carabiniere, e la mia idea è sempre stata che queste persone (carabinieri, poliziotti) sono dei lavoratori, hanno spesso scelto questo loro lavoro giocoforza, perché questo lavoro assicurava loro uno stipendio di cui vivere; spesso questo lavoro è stato anche scelto perché dava la possibilità di studiare. Quindi una rivoluzione armata significherebbe combattere contro persone come noi, lo stesso popolo, lo stesso fratello. La rivoluzione secondo me può essere  fatta pacificamente, giustamente sorge la domanda: come può avvenire una rivoluzione pacifica? Semplice, ma abbiamo la necessità per poterla attuare di divenire un popolo di Italiani.

Divenuti Italiani, potremmo decidere, per manifestare il nostro malcontento, di fermare da domani tutte le nostre auto, o di non pagare le tasse, questo dovremmo farlo tutti compatti. Tutto ciò porterebbe molto scompiglio tra i nostri ben pasciuti governanti, ma cosa potrebbero farci? Potrebbero mandare le forze dell’ordine a tiraci fuori dalle nostre case ed obbligarci ad accendere i motori delle nostre auto? Potrebbero prelevarci e trascinarci presso lo sportello bancario a pagare? Non mi sembra attuabile. Probabilmente si vedrebbero costretti a slegarsi dalle poltrone ove si sono, come licheni, saldamente attaccati.

Ma questa è altra roba, ritorniamo al nostro ente di previdenza, Enpap, ente, come già detto, mal sopportato dalla maggior parte di noi, ma oramai esiste da tempo, seppur breve. Fino ad oggi ce ne siamo disinteressati, abbiamo permesso che moltissime cose accadessero.

Oggi cosa possiamo fare? Votare, ma dobbiamo votare tutte/i. Oggi, mancano ancora due giorni (oggi e domani) alla fine delle elezioni, dobbiamo oramai votare, fare in modo che il quorum venga raggiunto esprimendo le nostre preferenze. In questo momento l’assenteismo non porta a nulla, con il nostro assenteismo ripetiamo vecchie storie e tutto resterà tale e quale, infatti se il quorum (pari ad un ottavo degli aventi diritto al voto) non venisse raggiunto, ci sarà la seconda convocazione, per la cui validità non è necessario un numero minimo di votanti, che si svolgerà dal 20 al 24 marzo 2017 nei medesimi orari giornalieri. Basterà che i proseliti dei vari gruppi votino ed il gioco è fatto. Questo è quello che in questo momento vi sto chiedendo di cambiare. Andando a ritroso, se tutti noi finalmente uniti e non dilaniati da una guerra tra poveri, avessimo deciso di non votare, avrebbe avuto un significato, se anche in seconda convocazione nessuno di noi votasse, ci sarebbero probabilmente solo i voti dei 54, vincerebbero le elezioni, ma qualcosa accadrebbe. Nello spronarvi a votare oggi e domani sono a chiedervi di fare qualcosa per voi, di scegliere un cambiamento, di seguire i fatti (le nostre pensioni, la maternità, la malattia, gli infortuni, la nostra professione, e potrei elencare tantissimo altro) e non le bellissime parole e le promesse di un futuro migliore. Oggi è la cosa importante, nell’oggi c’è il futuro.

Giuseppe Latte