Autore: Dott.ssa Simona Esposito

 

Abbiamo già parlato di hoarding ossia di “accaparramento compulsivo” o “disposofobia”, tale patologia può avere purtroppo come “oggetti” anche gli animali prendendo il nome di ANIMAL HOARDING. In questo caso, però, le conseguenze del disturbo si aggravano, in quanto gli animali non sono “oggetti” inanimati che semplicemente si accumulano: sono esseri viventi, bisognosi di cure, acqua, cibo, igiene e affetto. Gli hoarders possiedono un numero di animali superiore al normale senza avere la possibilità e/o le capacità di fornire loro assistenza, tempo e spazio adeguato per cui questi animali vivono, il più delle volte, ammassati in piccoli spazi senza ricevere le cure necessarie e ciò porta queste creature ad ammalarsi e a volte alla morte. Gli “accaparratori di animali” però non si rendono conto del maltrattamento che perpetuano nei confronti dei loro piccoli amici, pur non fornendo loro le cure necessarie sono molto attaccati ai loro animali e vivono come un’esperienza insopportabile anche la sola idea di separarsene, per tale ragione essi li “accumulano”. L’Animal Hoarding è un grave disturbo del comportamento che inizia generalmente con un gesto apparentemente di buon cuore, quello di togliere dalla strada o dal canile-gattile un animale e regalargli un posto dove vivere.

Alla base di tale disturbo possono esserci delle dipendenze patologiche o altri disturbi compulsivi, disturbi di personalità come ad esempio il disturbo di personalità borderline e alcune psicosi, come la schizofrenia e le malattie maniaco depressive, ma anche malattie senili come la demenza e l’Alzheimer. Il primo studio sistematico su questo tema (Hoarding of Animals Research Consortium) risale nel 1999 negli Stati Uniti dove il Dottor Gary J. Patronek indicò le caratteristiche chiave degli animal hoarders, che sono:

  • Incapacità di provvedere a standard minimi di igiene, spazio, nutrizione e cure veterinarie per gli animali
  • Inconsapevolezza degli effetti di queste loro mancanze sulla salute ed il benessere degli animali, su altre persone, sulla casa e sull’ambiente circostante
  • Attitudine ossessiva nel raccogliere sempre nuovi animali, a dispetto del peggioramento e deterioramento progressivo della situazione
  • Negazione o minimizzazione dei problemi e delle condizioni di vita delle persone e degli animali coinvolti

Una ricerca condotta a New York nel 1981, insieme allo studio del 1999 di Patronek, hanno rivelato quanto segue:

  • la maggior parte degli “accumulatori di animali” collezionavano cani e gatti
  • gli uomini più spesso collezionavano cani e le donne più spesso gatti – circa i due terzi dei partecipanti alla ricerca erano donne ed il 70% di loro era nubile
  • l’isolamento sociale era molto frequente, anche se appariva più come una conseguenza del comportamento compulsivo degli accaparratori di animali che una sua causa
  • molti hanno riferito che la pratica di “collezionare” animali aveva avuto inizio nella loro infanzia
  • molti non avevano telefono, servizi di pubblica utilità e nemmeno un impianto idraulico e molti collezionavano anche oggetti
  • molti sentivano che gli animali regalavano loro un amore incondizionato ed esente da giudizi – tutti consideravano se stessi dei salvatori di animali sofferenti e non amati
  • animali morti o malati sono stati ritrovati nell’80% dei casi esaminati, ma la maggior parte degli “accaparratori” non sembrava rendersi conto del problema
  • nel 69% dei casi feci ed urine degli animali erano presenti in aree vitali della casa ed insudiciavano anche il letto degli “accaparratori”
  • gli “accaparratori” giustificavano il proprio comportamento invocando un profondo amore per gli animali, la sensazione che gli animali fossero per loro come dei figli, il pensare che nessun altro avrebbe voluto o potuto occuparsi degli animali ed il timore che potessero essere eutanizzati
  • generalmente gli animali avevano avuto un ruolo importante nell’infanzia degli accaparratori, caratterizzata spesso dalla presenza di genitori caotici, inconsistenti ed instabili
  • il 60% degli accumulatori esaminati erano criminali recidivi

Chi soffre di tale disturbo tende solitamente a vivere isolato e ai margini della vita sociale, cercando nell’accumulo di animali un riempitivo alla mancanza di emozioni. Le persone affette da tale disturbo hanno bisogno di urgenti terapie psichiatriche ed i loro animali, nella maggior parte dei casi, di altrettanto urgenti cure mediche. Per arginare il fenomeno occorre munire sempre di microchip gli animali domestici e segnalare prontamente qualsiasi caso sospetto alle autorità.