Autore: Dott.ssa Simona Esposito

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“Cerchiamo solo questo, qualcuno che ci voglia bene. Ma deve avvenire in tempo, deve avvenire in un momento della vita che non può essere rimandato, quello in cui impariamo l’alfabeto delle relazioni e dei giorni. Il momento dei mattoni che si fissano e si strutturano in un disegno di senso.
Quel tempo si chiama infanzia e non può essere sostituito con nessuna terapia successiva.” G. Covini

 La notizia della morte di Rawan, bambina di 8 anni, in seguito alle lesioni riportate durante la prima notte di nozze ha sconvolto il mondo e pure nello Yemen Rawan non è l’unica bambina ad aver dovuto rinunciare all’infanzia, ci sono ancora troppe bambine costrette a rinunciare all’innocenza, alla spensieratezza e al gioco. Il dramma delle spose bambine è una realtà fortemente radicata in molte parti del mondo. Secondo quanto si apprende dal sito dell’UNICEF, “nei Paesi in via di sviluppo (Cina esclusa) circa 70 milioni di ragazze – una su tre fra coloro che oggi hanno un’età compresa tra 20 e 24 anni – si sono sposate in età minorile. I tassi più elevati di diffusione dei matrimoni precoci si registrano nell’Asia meridionale (46%) e nell’Africa subsahariana. Le gravidanze precoci provocano ogni anno 70.000 morti fra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni, e costituiscono una quota rilevante della mortalità materna complessiva. Le “spose bambine” sono innanzitutto ragazze alle quali sono negati diritti umani fondamentali: sono più soggette, rispetto alle spose maggiorenni, a violenze, abusi e sfruttamento. Inoltre, esse vengono precocemente sottratte all’ambiente protettivo della famiglia di origine e alla rete di amicizie con i coetanei e con gli altri membri della comunità, con conseguenze pesanti sulla sfera affettiva, sociale e culturale.I matrimoni precoci contravvengono ai principi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che sancisce il diritto, per ogni essere umano sotto i 18 anni, ad esprimere liberamente la propria opinione (art. 12) e il diritto a essere protetti da violenze e sfruttamento (art. 19), e alle disposizioni di altri importanti strumenti del diritto internazionale.  Occorre essere consapevoli che le radici di questo fenomeno risiedono in norme culturali e sociali legate sia a pregiudizi di genere che a strategie sociali proprie delle economie di sussistenza, in primo luogo l’esigenza di “liberarsi” prima possibile del peso rappresentato dalle figlie femmine, ritenute meno produttive per l’economia familiare”.
Proteggere i bambini e il loro diritto ad un’infanzia felice dovrebbe essere il principale compito di ogni adulto. Perché i bambini di oggi saranno gli adulti di domani, è in loro che risiede la speranza per un futuro migliore
Cenni storici
Nell’antichità la pedofilia veniva serenamente accetta, solo con il medievo è aumentato il senso di responsabilità nei confronti del bambino. Nel passato il maltrattamento e l’abuso sessuale nei confronti di un minore non era ritenuto strano, solo con l’avanzare di una nuova sensibilità e di una diversa concezione culturale ha permesso un tale riconoscimento. Il maltrattamento dei bambini è sopravvissuto fino al XX secolo, dove due convinzioni hanno persistito a lungo: i figli sono proprietà dei genitori e che questi fossero responsabili dei figli.
Pedofilia
La pedofilia fa parte delle perversioni sessuali, ossia delle parafilie, dove, considerando l’etimologia del termine: “para” indica la deviazione e “filia” l’oggento fonte dell’attrazione. La pedofilia è un disturbo della sfera sessuale riconosciuto nel DSM (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), messo a punto dall’American Psychiatric Association; si tratta dell’attività sessuale con un minore di 13 anni o più piccolo di età, il pedofilo deve avere almeno 16 anni e di essere di almeno 5 anni più grande del bambino con cui intrattiene attività sessuali. Per essere definita parafilia, la presenza di fantasie , impulsi sessuali e comportamenti ricorrenti devono perdurare almeno sei mesi.  Il pedofilo è una persona che mostra una preferenza sessuale verso bambini e, generalmente,  non ha interesse sessuale per gli adulti. Non sempre e non necessariamente questa preferenza  si traduce in un atto sessuale con un bambino. La nostra società non ha fatto grandi passi in avanti rispetto la civiltà antica poiché, ad esempio, in Olanda esiste il partito NVD (amore per il prossimo, liberta e diversità) ed esiste anche il pedo pryde da qualche anno. Dal punto di vista normativo, l’Italia è uno dei Paesi all’avanguardia in Europa in tema di disposizioni contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori. A partire dalla Legge n. 66 del 15 febbraio 1996 riguardante le “Norme contro la violenza sessuale”, quindi con la Legge n. 269 del 3 agosto 1998 relativa alle “Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù”, fino alle ultime modifiche introdotte con la Legge n.38 del 6 febbraio 2006 “Disposizione in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet”, numerosi interventi legislativi hanno sostanzialmente modificato e migliorato il quadro delle norme di riferimento in materia.