Autore: Dott.ssa Marianna Miele

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Le feste sono appena passate e crisi permettendo, la tradizione degli amati-odiati doni natalizi anche quest’anno ha rispettato i suoi rituali.

“Regali di Natale allo Psicoterapeuta: considerazioni etiche e cliniche”, è il titolo di un corso online di qualche anno fa organizzato dal Dr. Ofer Zur dell’Istituto Zur, definitosi esperto in materia.

La tradizione di scambiarsi doni, è antichissima e al di là del consumismo dei nostri tempi, ha da sempre rappresentato un modo universale per esprimere sentimenti di gratitudine e affetto. Ma se lo scambio di doni, nella tradizione comune, ha un significato sia per il donatore che per la persona omaggiata …. Quali significati assume in un contesto terapeutico? E’ eticamente corretto accettarli da parte del terapeuta? Quali doni sono clinicamente più accettabili? e soprattutto quando e se è giusto ricambiare i doni ai pazienti, in una relazione di natura professionale?.

A queste e altri tipi di domande ha cercato di dare risposta il Dr. Zur, nel suo particolare corso.

E così accade che nella magia dell’atmosfera natalizia, in cui tutti sembrano diventare più buoni, il terapeuta si possa trovare nell’imbarazzante situazione di dover risolvere il dilemma etico di accettare o meno il dono natalizio del proprio paziente.

Al di là delle teorizzazioni etiche sullo scambio dei doni in terapia, credo che qualunque sia la decisione del terapeuta al riguardo, non possa esimersi dal fare una riflessione “clinica” sul significato del dono da parte del “paziente donatore”, che può variare molto e può essere compresa meglio nel contesto della terapia. Il valore simbolico del dono e il suo “significato terapeutico”, a mio avviso, dicono molto sullo stato della relazione terapeutica.

Come afferma il Dr Zur, non sempre è necessario commentare il significato del dono con il paziente, può bastare un semplice ringraziamento, ma ritengo che il reale dono per cui il terapeuta debba fare un “silenzioso ringraziamento”, sia il significato implicito di quel dono come occasione di riflessione clinica sulla relazione e alleanza terapeutica.

Forse con i bambini in terapia, lo scambio dei doni può essere il più delle volte clinicamente più appropriato, per quel fare tipicamente spontaneo dei bambini che fa sembrare tutto più giusto e accettabile. Tuttavia, non credo che la politica “niente regali” possa sempre rivelarsi la strategia vincente, perchè non risolverebbe l’impatto negativo del rifiuto del regalo e non solo, su un paziente in psicoterapia.

Personalmente, sebbene non mi sia trovata spesso in questa situazione, quando è stato possibile ho cercato di evitare che si ponesse la questione, semplificando la vita pratica e soprattutto emotiva mia e del paziente! E’ stato sufficiente uno scambio verbale di auguri, talvolta più caloroso da parte dei miei pazienti, con baci, strette di mano, abbracci e buoni auspici per la mia vita. Ebbene, anche in questo secondo caso, ho sempre cercato di fare delle riflessioni che potessero trovare una cornice di senso nella storia clinica in corso, non certo per ridurre tutto ad uno sterile retropensiero, ma perché credo fermamente che sia compito dello psicoterapeuta, nel rispetto dei pazienti, non allontanarsi mai dal significato della relazione terapeutica che instaura con coloro che  chiedono il suo aiuto.