Autore: Dott.ssa Simona Saggiomo

 

INTRODUZIONE

1. CONCETTO DI PERSONA COME TERRITORIO

1.1  BREVE STORIA D’AMERCA

1.2  DISTRIBUZIONE SUL TERRITORIO DEGLI AMERINDI

ALL’ARRIVO DEGLI  EUROPEI

  • INDIANI DELLE FORESTE NORD-ORIENTALI
  • INDIANI DELLE PIANURE
  • INDIANI DELL’ALTOPIANO DELLE MONTAGNE ROCCIOSE E DEL GRANDE BACINO
  • INDIANI DELLA COSTA DI NORD-OVEST
  • INDIANI DELLA CALIFORNIA INDIANI DEL SUD-OVEST
  • INDIANI DEL SUD EST

    1.3 IL TERRITORIO COME IDENTITA’ CULTURALE

INTRODUZIONE

Questa tesina è iniziata con molta curiosità  e finita con molte strade aperte. Ho scoperto esserci una cultura che abbraccia molti miei presupposti, tanto umani, quanto terapeutici e questo non può che rendermi felice.

L’incontro con gli Animali, considerati Fratelli per gli Amerindi, mi ha permesso di usarli come metafore e storie per i pazienti che hanno difficoltà a prendere decisioni o a comprendere alcuni aspetti di sé. Per esempio la storia del lupo bianco e lupo nero, oppure la leggenda del Ponte Arcobaleno offrono spunti di riflessione importante. Sono partita dal concetto di risuonare e ho incontrato un Popolo che risuona Spiriti e Poteri della Natura, delle Piante e degli stessi Animali.

Mi sono fatta guidare dalla passione e dalla curiosità del Dono che gli Indiani facevano a chi incontravano, dai loro rituali utili per affrontare paure esteriori, come il nemico, quanto quelle interiori, legate alla conoscenza di sé.

Questo percorso è stato utile anche per imparare a leggere gli animali non solo con interpretazioni dinamiche, ma anche secondo altre prospettive.

L’incontro col paziente è come incontrare un Indiano: cultura, nomi e terre sconosciute, cambiamento di prospettiva e curiosità come guida. Se poi vicino a me ho un Lupo, posso usare il suo potere da maestro per farmi aiutare nei momenti di difficoltà.

Che il viaggio abbia inizio…

1. CONCETTO DI PERSONA COME TERRITORIO

1.1  BREVE STORIA DEGLI INDIANI D’AMERICA

Tutti comunemente ricordano che l’America fu scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492, ma gli Amerindi ( Nativi Americani) vivevano già lì da centinaia di anni.

Facciamo un po’ di ordine per comprendere meglio solo la loro Storia che si intreccia con il loro Territorio: Amerindiani

Nel 35.000 a.c. a causa delle glaciazioni  lo Stretto di Behring fu trasformato in ponte tra la Siberia e l’America Settentrionale .

(http://www.parodos.it/storia/storia2/indiani_damerica.htm)

Gli antropologi sostengono che la prima popolazione a varcare questo Stretto furono i Mongoli, e che piano piano scesero dal Canada per poi popolare gli Stati uniti, fino all’America del Sud.

Dal 20.000 a.c. l’Uomo si diffuse in tutta l’America.

Nel 13.000 a.c. ci fu un’altra glaciazione e una nuova invasione di uomini; questo diede vita a differenti modi di vivere il territorio.

Dal 7000.a c. nascono i primi cestai e successivamente l’agricoltura.

Fino al 1000 a.c. le popolazioni di Amerindi sviluppano culture diverse nei diversi territori: allevano bestiame e si costruiscono piccole armi da soli, utilizzando le risorse del territorio.

Intorno al 1000 d.c. iniziano i primi contatti con l’uomo bianco : i Vichinghi, che, partiti dalla Groenlandia , toccarono la terra nel nord – est di Terranova. Questo primo incontro non fu positivo, ma piuttosto violento; purtroppo non  ci sono molte informazioni in Europa di tale traversata.

Una svolta conosciuta da tutti fu il 1943 in cui Colombo sbarcò sulle Antille pensando di essere arrivato nelle Indie. In realtà erano nell’isola battezzata sul monto San Salvador, dove incontrarono gli indigeni del loco :

« Gli abitanti di essa […] mancano di armi, che sono a loro quasi ignote, né a queste son adatti, non per la deformità del corpo, essendo anzi molto ben formati, ma perché timidi e paurosi […] Del resto, quando si vedono sicuri, deposto ogni timore, sono molto semplici e di buona fede, e liberalissimi di tutto quel che posseggono: a chi ne lo rieccheggia nessuno nega ciò che ha, ché anzi essi stessi ci invitano a chiedere » (http://it.wikipedia.org/wiki/Viaggi_di_Cristoforo_Colombo).

Da questo momento in poi inizia la vera colonizzazione delle americhe, soprattutto ad opera degli Spagnoli, che occupano il Messico e parte del sud. Il loro obiettivo era l’oro, puntando alle sette città dell’oro appunto, forse verso il Texas:  nel 1539 gli Indiani cercano di resistere alle loro terre, ma incontrano torture, villaggi bruciati, torture e massacri.

Il 1600 fu caratterizzato dallo sbarco anche di francesi e inglesi che stringono alleanze con gli Amerindi sperando di avere in cambio  le loro ricchezze. Nascono traffici e commerci di pellame,cavalli e prime armi. Non tutti le popolazioni locali sono d’accordo con tali “ doni” poiché sconvolgono l’uso delle pelli : da abbigliamento e riconoscimento tribù, a caccia selvaggia senza regole.

Iniziano a sbarcare anche i primi missionari: i Padri Pellegrini, che pur essendo accolti e ascoltati, essi riportano  alla Chiesa messaggi giudicanti oltre che offensivi :“ Innanzitutto , nei loro modi e nella loro condotta sono peggiori dei gli stessi selvaggi: s’accoppiano pubblicamente con le donne senza né pudore né vergogna. Spingono gli uomini ad ubriacarsi, a bestemmiare Dio e a battersi in stato di ubriachezza… e inoltre imbrogliano e rubano…” ( “ La storia degli indiani d’America di Philippe Jacquin, ed. Mondadori, pag 87).

Gli Amerindi per aderire allo status imposto dall’uomo colonizzatore iniziano ad essere rinchiusi nelle riserve, i bambini ad usare la lingua inglese e studiare la religione cristiana; il tessuto sociale inizia a disgregarsi alla nascita delle nuove generazioni che indebolisce la forza del senso di aggregazione che gli Amerindi riponevano nella loro Cultura.

Il 1700 è ricco di fondazioni di stati e città dichiarate indipendenti, con spargimenti di sangue e perdite innumerevoli da parte dei nativi. Non ci sono solo morti ma anche schiavitù, aggiunta a quella africana introdotta durante la conquista delle Americhe; inoltre l’educazione cristiana, la perdita delle regole delle tribù e le malattie trasmesse dall’uomo bianco resero gli Indiani alla completa mercè dei colonizzatori:

“I bianchi scherniscono la Terra, il daino o l’ orso. Quando noi indiani cacciamo la selvaggina, ne mangiamo tutta la carne. Quando raccogliamo radici facciamo piccoli solchi…quando bruciamo l’erba a causa delle cavallette, non roviniamo tutto. Ghinade e pigne ce le procuriamo scuotendo gli alberi. Facciamo uso solo di rami secchi. L’uomo bianco, invece, rimuove la terra, abbatte gli alberi, distrugge ogni cosa”.

Saggio intun, indiano della California ( ibidem, pag. 94).

Il calo demografico degli Amerindi fu anche determinato dalla diffusione di malattie portate dall’uomo bianco, resa ancor più contagiosa da quando hanno iniziato a vivere nelle riserve e senza poter far uso della loro medicina.

Nel 1775 inizia anche la Guerra d’Indipendenza, in cui anche gli Amerindi furono coinvolti e uccisi tra ulteriori scontri.

Nel 1782 i britannici si decidono a firmare una pace separata con i coloni americani , che conquistarono così la totale libertà.

Nel 1778 si costituiscono gli Stati Uniti d’America, e iniziano le espulsioni degli Indiani dai territori dell’est, nonostante la loro rivendicazione.

Nel 1800 gli stati iniziano a definirsi ed ad organizzarsi anche politicamente: iniziano gli sbarchi degli europei in America, anche perché negli anni ’20 si scopre l’oro e gli Indiani vengono ulteriormente spostati; alcune tribù però hanno firmato la Costituzione e codici di leggi, quindi diventa più difficile disfarsene. Decidono così di deportarli verso l’Ovest, dove ci sono anche i restanti delle tribù della costa est. Questa raccolta di tribù diverse si sovrappongono e cominciano le razzie contro i nuovi arrivati. I territori furono limitati rispetto alle loro abitudini, e nacquero disaccordi e guerriglie, che, agli occhi dei del governo federale non fece che dimostrare quanto fosse difficile trattare.

La ricerca all’oro in California determinò ulteriori scontri con le tribù territoriali,  che persero i loro possedimenti. Nonostante si iniziano a firmare trattati le guerriglie non si fermano: il massacro degli Cheyenne è anche determinato dalla costruzione della ferrovia; non meno imponente è quello degli Apaches. Durante questi sconti l’uso delle armi e degli attacchi diventò molto cruento, dove non vennero risparmiati nemmeno i neonati o le donne incinte.

Alla fine del 1800 gli Indiani  annunciarono: “ Fra poco, la prossima primavera, viene il Grande Spirito. Egli si porterà tutta la selvaggina di ogni genere… tutti gli indiani morti risorgeranno e vivranno di nuovo…poi, mentre gli indiani saliranno in alto, verrà una grande inondazione e tutti i bianchi moriranno annegati” ( ibidem, pag 149). Questa profezia si diffuse tra molte tribù indiane che accorrono per questa Ghost Dance, danza per entrare in contatto coi defunti. Tale  movimento non ebbe però  molto successo, ma rappresentò una forma di resistenza importante  contro le continue lotte dei coloni.

Costretti a vivere nelle riserve, lontani dalle loro usanze e culture: usarono il vino per ubriacarsi, mandarono i bambini a scuola dei bianchi, ma non si integrarono mai. Furono i primi ad essere licenziati e gli ultimi ad essere assunti. Disprezzati come i neri, subivano punizioni fisiche e umiliazioni se non aderivano alle leggi americane.

Durante la Prima Guerra Mondiale molti di loro furono coinvolti nel conflitto.

Nel 1930 il governo americano inizia ad interrogarsi sulla necessità di un cambiamento di politica nei confronti degli Indiani. Alcune terre vengono così donate alle tribù delle riserve, per promuovere l’agricoltura e lentamente si riorganizzano piccole comunità. ( ibidem)

Nel 1934, il Congresso emanò l’Indian Reorganization Act che pose fine alla divisione del già esiguo territorio rimasto agli indiani, proibendo ulteriori lottizzazioni e la vendita dei lotti già esistenti. La legge, inoltre, incoraggiò gli indiani a recuperare il proprio retaggio culturale e la propria sovranità; li aiutò a rafforzare i consigli tribali e a farli diventare veri e propri sistemi di governo per controllare la vita all’interno delle riserve; li aiutò a creare tribunali per dirimere le questioni legali all’interno delle riserve; incoraggiò la creazione di associazioni tra indiani per favorire lo sviluppo economico e la creazione di posti di lavoro. Alle tribù venne però richiesto di adottare costituzioni sulla base di quella degli Stati Uniti. In una serie di referendum, che si protrassero per due anni, le nazioni indiane votarono se accettare o no la nuova legge. La maggior parte di esse la accettò e procedette alla creazione di costituzioni proprie.

L’Indian Reorganization Act, che fu certamente positivo per le tribù che uscirono da decenni di miseria e di abiezione culturale, venne comunque criticato da alcuni di loro perché pretese ai nativi forme di governo e sistemi giudiziari simili a quelli degli Stati Uniti, impedendo la ricostituzione delle forme tradizionali di governo indigene.

Negli anni ’50 molti Indiani sono ancora analfabeti e per questo disoccupati: permane la segregazione razziale e devono lottare per rivendicare il diritto alla loro identità.

Nel 1975  si istituì l’ Indian Self-Determination and Education Assistance Act (Legge per l’autodeterminazione e l’assistenza all’istruzione degli Indiani): la legge era tesa a favorire l’autodeterminazione all’interno delle riserve facendo partecipare maggiormente il governo e le associazioni tribali ai programmi federali in favore degli Indiani.

Nel 1978 l’ Indian Religious Freedom Act (Legge in favore della libertà religiosa degli indiani) favoriva la conservazione della cultura indiana specialmente in materia religiosa. Oltre a permettere alle tribù di servirsi degli animali e delle piante necessari ai loro riti, seppure identificati come specie protette, fu consentito l’accesso ai luoghi sacri anche al di fuori delle riserve.

Le tribù sono quindi considerate, almeno formalmente, come nazioni “straniere” all’interno del territorio americano, anche se non possono, come gli stati sovrani a tutti gli effetti, né battere moneta, né intrattenere rapporti con altri stati, né dichiarare guerra o stringere rapporti di alleanza con altre nazioni, né emanare leggi se non all’interno delle riserve.

L’autogoverno degli indiani così prevede:

Il diritto di adottare una forma di governo di loro scelta e il diritto di stabilire chi debba essere un  membro della tribù;

Il diritto di regolare i rapporti tra i membri della tribù;

Il diritto di amministrare la giustizia tranne che per casi criminal di particolare gravità;

Il diritto di imporre tasse all’interno della riserva,

Il diritto di regolare l’uso della proprietà all’interno della giurisdizione delle riserve.

Per esercitare la propria sovranità le tribù devono essere regolarmente riconosciute dal governo federale. Nella Costituzione americana, infatti, i rapporti con gli indiani vengono affidati esclusivamente al Congresso degli Stati Uniti, composto da Senato e Camera dei Rappresentanti.

Il governo, da parte sua, si è impegnato, attraverso trattati sino al 1871, e poi con ordini esecutivi e accordi, a proteggere le tribù , il loro territorio e le risorse presenti su quel territorio. Il rapporto fra tribù e governo americano è considerato un rapporto “government to government”, cioè un rapporto tra governi di pari importanza.

Oggi esistono 516 tribù riconosciute a livello federale. Dopo l’emanazione dell’Indian Termination Act, con cui si cercò di mettere fine al rapporto special fra indiani e governo per facilitare l’assimilazione degli indiani alla cultura dominante, 36 tribù furono affidate all’amministrazione diretta degli stati. Alcune tribù o gruppi di indiani non sono legalmente riconosciute, ma hanno fatto domanda per il riconoscimento. Le riserve indiane riconosciute dal governo federale sono attualmente 306. La più grande è quella dei Navajo, che copre circa 60 milioni di chilometri quadrati di terra, compresa tra gli stati del Nuovo Messico, dell’Arizona e dello Utah. Il territorio delle riserve, anche definito “Inadian Country”, è per la maggior parte affidato al governo in amministrazione fiduciaria. Parte del territorio, tuttavia, in seguito all’Indian Allotment Act, che favorì la divisione delle terre tribali in lotti di terreno affidati ai singoli membri delle tribù, appartiene a singoli indiani o è stato venduto a non indiani. E’ comunque permesso alle tribù e ai singoli indiani acquistare terreni al di fuori della tribù e chiedere che siano messi in amministrazione fiduciaria. I terreni in amministrazione fiduciaria sono esenti sia dalle tasse federali che statali. Il territorio delle tribù affidato agli stati in seguito all’Indian Termination Act è comunque considerato in amministrazione fiduciaria del governo e non è sottoposto alle leggi interne dello stato, né civili né penali, ma solo a quelle federali. In ottemperanza della politica federale che favorisce e supporta l’autogoverno delle tribù indiane, la gestione delle terre e delle risorse naturali è lasciata alle tribù stesse. Il governo, inoltre, riconosce che le terre indiane, sia quelle affidate in amministrazione agli Stati Uniti, sia quelle di esclusiva proprietà di singoli indiani o di nazioni indiane, non sono soggette alle restrizioni e alle leggi applicabili alle terre pubbliche federali. Il territorio indiano non è considerato come “demanio pubblico”, dunque non appartiene al governo ma è da esso amministrato e conservato in favore delle tribù.

Legati ai territori delle riserve sono anche i diritti di caccia e di pesca concessi alle tribù. La caccia e la pesca all’interno delle riserve sono regolate soltanto dai governi tribali e dunque non sottostanno alle regole degli stati all’interno dei quali si trovano le riserve. I cacciatori e pescatori non indiani che svolgono attività all’interno delle riserve senza specifica autorizzazione delle tribù possono essere perseguiti in base alle leggi federali.

Se la selvaggina e il pesce all’interno del territorio delle riserve non sono sufficienti per le tribù che vi risiedono, gli indiani hanno il permesso, in base a trattati ed accordi con il governo federale, di cacciare e di pescare su territori che prima gli appartenevano e che sono stati loro concessi solo per le attività di caccia e di pesca. Molti trattati hanno concesso agli indiani per le stesse attività anche territori “aperti e non coltivati”. Sia in un caso che nell’altro, gli indiani che cacciano o pescano non sono soggetti alle leggi statali in materia.

L’appartenenza ad una tribù è stabilita in base a regole definite dai governi tribali. Alcuni riconoscono l’appartenenza per via patrilineare, altri per via matrilineare. In conseguenza dei numerosi matrimoni misti, sia tra indiani e non indiani, sia tra membri di tribù diverse, i governi tribali si basano spesso sulla “quantità di sangue indiano” di ogni singolo individuo per riconoscerlo come membro della tribù. Il governo federale riconosce come “indiano” chiunque si definisca tale nei censimenti della popolazione.

In base al Censimento del 2000, gli indiani residenti negli Stati Uniti erano circa 2.500.000, lo 0,8% della popolazione totale.

L’amministrazione del territorio delle riserve riconosciute a livello federale e la gestione dei programmi federali in favore degli indiani sono affidati al Bureau of Indian Affaire (Ufficio per gli Affari Indiani).

L’atteggiamento ambiguo del governo federale nei confronti delle nazioni indiane presenti sul territorio degli Stati Uniti non è mutato nei secoli, ed è logico aspettarsi che non muterà. Se da una parte viene riconosciuta, da parte statunitense, una relativa sovranità delle tribù sul territorio delle riserve, dall’altra il Congresso ha poteri assoluti di revocare tale sovranità “qualora la situazione lo richieda”. Il “diritto di scoperta”, che legittima l’occupazione del territorio del Nord-America, e la dottrina del “destino manifesto” in base alla quale gli Stati Uniti hanno avuto da Dio il compito di civilizzare e di “democraticizzare” i territori conquistati (e non soltanto quelli!), sono ancora, nel 2006, le “scuse” con cui gli Stati Uniti giustificano la loro presenza sul territorio nord-americano. Quanto ai diritti ancestrali degli indiani, essi vengono in parte riconosciuti, ma spesso calpestati o volontariamente dimenticati.

(www.uniroma2.it/didattica/geopolitica/…/Seminario_Indiani_d’America…)

Il conflitto, dunque, persiste. E non se ne possono prevedere gli sviluppi.

1.2 DISTRIBUZIONE SUL TERRITORIO AMERICANO DEGLI INDIANI ALL’ARRIVO DEGLI EUROPEI

Per maggior chiarezza, riporto una lista delle nazioni indiane in base alla distribuzione geografica per comprenderne lo stravolgimento  all’arrivo degli europei.

INDIANI DELLE FORESTE NORD-ORIENTALI

E’ la zona che fece da teatro alle prime fasi della conquista del continente. E’ compresa approssimativamente tra la costa settentrionale dell’Atlantico, i Grandi Laghi e la valle dell’Ohio. Le popolazioni indigene di questa regione tra cui le tribù della potente Confederazione Irochese (Oneida, Mohawak, Cayuga, Onondaga, Seneca, Uroni) e i Winnebago, dipendevano in misura maggiore o minore dall’orticoltura praticata con semplici strumenti di scavo (ben diversa dall’agricoltura introdotta dai colonizzatori!), integrata con i prodotti della caccia e della pesca; si tratta dunque di popolazioni sedentarie. Solo alcuni gruppi della zona più settentrionale conducevano uno stile di vita nomade basato sulla caccia e la raccolta.

INDIANI DELLE PIANURE

Si tratta dell’enorme area erbosa che si stende dalle valli del Missisipi e del Missouri sino alle pendici delle Montagne Rocciose. Si tratta di un vastissimo territorio che costituisce il vero e proprio cuore del Nord America e dove si trovano condizioni ambientali e climatiche molto varie: verso oriente, vicino al corso dei grandi fiumi, la piovosità relativamente abbondante consente lo sviluppo delle cosiddette “praterie”, caratterizzate da erbe alte e lussureggianti e da terreno morbido e fertile. Più a ovest la piovosità diminuisce e il terreno si fa più arido e duro, con sviluppo di erbe corte e resistenti, cibo base delle grandi mandrie di bisonti che prosperavano nel nord America prima dell’arrivo degli europei e che costituivano l’alimento base di molte tribù indiane. Lungo il corso del Missouri si svilupparono forme di vita socio-economica che combinavano lo sfruttamento del terreno fertile con la caccia agli animali selvatici: gli Omaha, i Kansa , i Pawnee i Wichita, adottarono una forma di vita socio-economica scandita dal ciclo stagionale: in autunno e in inverno rimanevano stanziali in villaggi con capanne di tronchi e coltivavano mais, zucche e fagioli; con l’avvicinarsi della stagione estiva, gli abitanti del villaggio adottavano temporaneamente la vita nomade, dedicandosi alla caccia dei bisonti, di cui facevano scorta per l’inverno. Nelle regioni più occidentali, la caccia costituiva invece la base fondamentale dell’esistenza per i Lakota (meglio noti come Sioux), i Piedi Neri, gli Araphao, i Cheyenne e i Comanchee, che erano tribù fondamentalmente nomadi.

INDIANI DELL’ALTOPIANO DELLE MONTAGNE ROCCIOSE E DEL GRANDE BACINO

L’altopiano comprende l’area che occupa gli attuali stati dell’Oregon e di Washington. Si tratta di un territorio montuoso, ricoperto di boschi, e anche di pianure erbose, solcate da numerosi corsi d’acqua. I fiumi sono la vera ricchezza della regione, in quanto fonte primaria di sussistenza grazie alle migrazioni stagionali dei salmoni; i boschi circostanti sono ricchi di selvaggina. Il Bacino si trova a sud di questa zona e non esiste una barriera precisa che segni il passaggio da un ambiente a un altro, anche se il terreno si fa gradualmente più arido e i corsi d’acqua diventano scarsi. Le popolazioni dell’Altopiano, grazie alle risorse naturali particolarmente abbondanti, svilupparono un’economia complessa, che si basava sulla pesca e sugli scambi intertribali. Gli indiani del Grande Bacino, invece, vista l’aridità del terreno e la scarsità d’acqua, avevano un’economia più semplice, basata sulla raccolta di semi e radici e sulla caccia di antilopi e di conigli selvatici.

INDIANI DELLA COSTA DI NORD-OVEST

La Costa Nord-Occidentale comprende una stretta striscia costiera che corre dalla California settentrionale sino all’Alaska. Le popolazioni di questa zona, sebbene appartenenti a gruppi linguistici diversi e con un’organizzazione sociale e religiosa diversa, godevano di un ambiente naturale particolarmente favorevole, che offriva abbondanza di selvaggina, di prodotti ittici, di semi, frutti e radici. Grazie allo sviluppo di un’efficiente tecnologia per la cattura, la conservazione e l’immagazzinamento di questi prodotti, i popoli di questa regione furono in grado di costituire comunità stanziali che vivevano in villaggi permanenti.

INDIANI DELLA CALIFORNIA

L’ambiente californiano è molto diversificato e passa da regioni deserte e torride ai picchi delle sierras e delle montagne ricoperte da vaste foreste di conifere, con mutamenti nella formazione del paesaggio, nel clima nella flora e nella fauna. L’economia delle popolazioni di questa zona, assai diverse dal punto linguistico e culturale, era comunque basato sulla caccia e sulla raccolta e, dunque, su un tipo di vita nomade.

INDIANI DEL SUD-OVEST

La regione sud-occidentale occupa gi attuali stati dell’Arizona e del New Mexico, con porzioni di Colorado, Utah e Texas, nonché la parte settentrionale del Messico. Si tratta di una zona di grandi spostamenti di popolazioni, dunque di scambi sia commerciali che culturali. Le popolazioni indigene, tra cui i Pueblo (sin dalle origini, popolazione stanziale dedita alla piccola agricoltura), i Navajo e gli Apache (in origine popolazioni nomadi, mossesi dal Nord intorno al XV secolo), vivevano, e vivono tuttora, in villaggi stanziali con un’economia a base agricola e di piccolo allevamento, ed hanno un rapporto particolare con la terra, concepita come la Madre Terra, la fonte di ogni forza vitale e di ogni energia positiva.

INDIANI DEL SUD EST

La zona che costeggia l’Atlantico e il Golfo del Messico, comprendente la Florida, fu la prima ad essere visitata dai colonizzatori europei nel XVI secolo. Costituita da terreni alluvionali particolarmente fertili, era adatta allo sviluppo dell’agricoltura, mentre i fiumi offrivano abbondanza di pesci e i boschi di selvaggina. Le popolazioni di questa regione costituivano società relativamente complesse, con un’organizzazione politica che vedeva una città principale e una serie di villaggi sottoposti alla sua autorità. Il sud-est fu la zona che maggiormente soffrì dell’arrivo degli europei: intere comunità furono spazzate via dalle malattie portate dai coloni, che imposero la schiavitù ed espropriarono terre e risorse alimentari, causando una serie ininterrotta di guerre. Agli inizi del XIX secolo, le tribù dei Creek, dei Cherokee, dei Seminole, dei Chickasaw e dei Choctaw, denominate “Le cinque tribù civilizzate”, cominciarono ad adottare molti dei costumi dei colonizzatori, tra cui l’agricoltura estensiva e l’allevamento, riuscendo tuttavia a mantenere in buona parte le usanze tradizionali. Nonostante assimilati almeno in parte, tentarono per lungo tempo di difendere il proprio territorio dall’espansione americana e lottarono aspramente contro la deportazione nei territori ad ovest del fiume Mississipi .

Benché così diversificati culturalmente ed economicamente, ciò che comunque unisce gli Indiani,e li distingue nettamente dagli americani di origine europea, è una specifica concezione del rapporto con il territorio, che è poi l’argomento che qui ci interessa; ecco è  fonte dei conflitti storici e tuttora esistenti con i coloni prima e con il governo americano poi.

Il legame con la terra non è un semplice rapporto con un paesaggio familiare o con la fonte primaria di risorse necessarie alla sopravvivenza. Si tratta di un rapporto sacro volto al rispetto e all’autoconservazione; da una parte la protezione del proprio territorio è considerata come un dovere religioso;  dall’altra ciascuna tribù è legata sacralmente a porzioni di territorio considerate sacre e senza le quali non possono essere celebrati determinai rituali diretti alla conservazione dei legami tra gli individui. In moltissimi miti indiani, anche se di tribù diverse, un Essere Supremo, che può essere chiamato Manitu, o Terra Madre o Grande Spirito, destina a una determinata tribù un certo territorio. Quel territorio, per quella tribù, è sacro e inalienabile.

Le generazioni future avranno bisogno di terre sulle quali vivere e da cui trarre sostentamento e le generazioni passate hanno percorso grandi distanze per raggiungere il territorio ad esse destinato. Dunque, cedere a qualcuno quel territorio significa la perdita sia del passato che del futuro. Questo territorio sacro e inalienabile, inoltre, è in comune, appartiene a tutta la tribù e non ai singoli individui.

(www.uniroma2.it/didattica/geopolitica/…/Seminario_Indiani_d’America…)

1.3  IL TERRITORIO COME IDENTITA’ CULTURALE

” Oh Grande Spirito, la cui voce ascolto nel vento,
il cui respiro dà vita a tutte le cose.
Ascoltami; io ho bisogno
della tua forza e della tua saggezza,
lasciami camminare nella bellezza,
e fa che i miei occhi sempre guardino
il rosso e purpureo tramonto.
Fa che le mie mani rispettino la natura
in ogni sua forma e che le mie orecchie
rapidamente ascoltino la tua voce.
Fa che sia saggio e che possa capire le cose
che hai pensato per il mio popolo.
Aiutami a rimanere calmo e forte di fronte a
tutti quelli che verranno contro di me.
Lasciami imparare le lezioni che hai nascosto
in ogni foglia ed in ogni roccia.
Aiutami a trovare azioni
e pensieri puri per
poter aiutare gli altri.
Aiutami a trovare la compassione
senza la opprimente contemplazione di me stesso.
Io cerco la forza, non per essere più grande del mio fratello,
ma per combattere il mio più grande nemico: Me stesso.
Fammi sempre essere pronto a venire da te
con mani pulite e sguardo alto.
Così quando la vita appassisce, come appassisce il tramonto,
il mio spirito possa venire a te senza vergogna”.
Preghiera per il Grande Spirito

 

Se penso al concetto di territorio mi viene in mente quello strettamente geografico, il dove, per intenderci, il luogo. Se andiamo invece a vederne il significato scopriamo che deriva dal latino territorium, che a sua volta deriva dal termine territor che significa “possessore della terra”. Un territorio, quindi, è un’area definita o delimitata che include porzioni di suolo o di acque, considerata di solito un possedimento di un animale, di una persona, di un’organizzazione o di un’istituzione.(http://it.wikipedia.org/wiki/Territorio). In questo senso le aree geografiche degli Amerindi erano differenti in base alle proprie caratteristiche: montagne, praterie, fiumi o fauna definivano gli stili di vita.

Secondo tale definizione il territorio degli Indiani d’America era così suddiviso:

A  sud del territorio occupato dai ghiacci, i primi uomini scoprirono fauna e flora abbondante: bisonti, buoi muschiati, alci e caribù, e foreste di betulle , ontani, conifere e grandi praterie ricche di selvaggina. Dagli utensili ritrovati, la caccia è diffusa, anche se con utensilerie diverse. Il pellame era usato per vestiti e costruzione delle tende.

Con  la scomparsa dei mammut a causa del riscaldamento terrestre, gli Amerindi si dedicano all’agricoltura e alla pesca. Il territorio americano nella preistoria è così suddiviso:

Nelle zone ad ovest gli abitanti sono cacciatori raccoglitori e pescatori di salmone;

La zona centrale, da nord fino al Messico, è interamente dedicata alla caccia del bisonte e caribù;

Nella zona ad est è fortemente diffusa l’agricoltura del mais, anche se in modo ancora primitivo;

Nella zona messicana l’agricoltura del mais è più conosciuta e sviluppata.

Abitudini diverse, sviluppano attitudini differenti : gli agricoltori raccolgono e iniziano ad utilizzare erbe medicinali, i raccoglitori costruiscono cesti con piccoli arbusti, gli agricoltori addomesticano il cane, il tacchino e le api. Essendo meno nomadi, costruiscono piccoli villaggi, nel tempo sempre più organizzati.

Il territorio però non era qualche cosa che gli Indiani d’America possedevano, anzi: erano lontani dal considerarsi possessori di qualche cosa, piuttosto se ne prendevano cura. Per loro si trattava di entrare in relazione con, dialogare con , essere in Pace e in equilibrio con tutto ciò che era sul terreno, e sotto, oltre che sopra. Questa è una differenza sostanziale da chi, come i coloni, invece voleva appropriarsene, dandone un significato puramente fisico, basato sull’appropriazione con la forza. Da qui nasce anche il concetto come territorio con accezione politica, governato così da leggi da osservare. Gli Amerindi non rivendicavano un sistema di questo tipo, poiché mancava loro nella loro cultura il concetto di possesso e proprietà. La fatica quindi di comprendere tali cambiamenti decisi solo dai coloni ha reso la vita dell’Indiano molto difficile poiché lontana da questi nozioni introdotte senza riguardo alcuno.