OBBLIGO ECM PER I LIBERI PROFESSIONISTI: sì o no?

Autore: Dott.ssa Ada Moscarella

vedi Blog dell’Autore

La risposta definitiva è NO!

I liberi professionisti NON HANNO ALCUN OBBLIGO DI ECM, a meno di lavorare in convenzione con il SSN.

A ribadirlo è il Presidente Nazionale, Fulvio Giardina, interrogato direttamente da un collega, cui risponde per iscritto con queste parole:

Nelle more, è da ritenersi che NON VI SIA ALCUN OBBLIGO formativo per gli psicologi che non svolgano le attività nell’ambito del SSN sopra descritte.

In più, sempre dal CNOP, questa nota, che riprende sostanzialmente quanto riportato nelle parole del Presidente Giardina.

Ancora.
Sul sito dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte, datato 9 Febbraio 2015, si legge:

In riferimento ad alcuni articoli apparsi sulla stampa nei giorni scorsi, si ribadisce che la posizione del CNOP circa la non obbligatorietà di ECM per i liberi professionisti è sempre quella espressa con delibera del CNOP del 23 aprile 2005: l’obbligo di aggiornamento per tutti gli Psicologi deriva innanzitutto dal Codice Deontologico, Art.5 “Lo Psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione professionale e ad aggiornarsi nella propria disciplina specificatamente nel settore in cui opera…”, le modalità di come ottemperare sono a responsabilità e libera scelta del professionista. Per i dipendenti e/o convenzionati del S.S.N. e/o della Sanità privata accreditata, l’obbligo deriva anche dagli artt. 16 bis e 16 ter del decreto legislativo 501/92 e s.m.i.

Niente è ancora cambiato da quanto spiegato da Federico Zanon in un Editoriale per AltraPsicologia.

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LE COMPETENZE GENITORIALI 1/2: Conoscerle per sostenere le figure di accudimento

Autore: Dott.ssa Monica Monaco

 

Vedi Sito Internet www.benessere.com

Il complesso funzionamento della società moderna produce inevitabili ripercussioni sulla genitorialità: alcune funzioni di sostegno allo sviluppo si sono complicate e altre necessitano una maggiore attenzione rispetto al passato. Di conseguenza, il sostegno all’attuale complessità genitoriale si fonda sulla possibilità di individuare le competenze genitoriali presenti in madre e padre, ed eventualmente anche in altre figure familiari di supporto, in modo da poter potenziare o rendere flessibili quelle che risultano maggiormente importanti in alcune particolari condizioni di vita e nelle specifiche fasi evolutive attraversate dai figli.

leggi intero articolo su

http://www.benessere.com/psicologia/arg00/competenze_genitoriali.htm

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Buona Domenica!!

In amore si da il paradosso di due esseri che si convertono in uno solo e tuttavia, continuano ad essere due.

In contrasto con l’unione simbiotica, l’amore maturo significa unione a condizione di preservare la propia integrità, la propia individualità.

Dare produce più felicità che ricevere, non perchè rappresenti una privazione, piuttosto perchè nell’atto di dare sta l’espressione della mia vitalità. Il bene e il male non esistono se non c’è libertà per disobbedire.

Se sono come tutti gli altri, se non ho sentimenti o pensieri che mi rendano differente, se mi adatto e accetto i costumi, l’abbigliamento, le idee, lo schema comportamentale di gruppo, allora sono salvato; salvato dalla terribile esperienza della solitudine. I sistemi dittatoriali utilizzano la minaccia e il terrore per indurre questo conformismo, i paesi democratici utilizzano la suggestione e la propaganda.

(Erich Fromm. Psicologo tedesco)

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Film sull’Adolescenza

vedi Blog http://www.cinemaepsicologia.it/

Questa pagina è dedicata ai film che hanno per tema l’adolescenza o sono indicati per gli adolescenti. L’obiettivo è quello di raccogliere una buona selezione di film da proporre agli adolescenti nei diversi ambiti di lavoro: a scuola, nei Servizi, nelle comunità, come indicazione durante una terapia ecc.

Di seguito troverete un form da compilare con il titolo del film, il nome del regista e uno spazio dove inserire un commento sul perché avete scelto il film e perché la visione può essere utile all’adolescente.

continua a leggere su http://www.cinemaepsicologia.it/chi-siamo/notizie/form-film-adolescenti

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FORGETFULNESS – L’ elogio della Dimenticanza

Autore: Sara Bini

vedi Blog dell’Autore

 

“I can remember much forgetfulness – Posso ricordarmi tanta dimenticanza” (Hart Crane)
 
Questo post sembrerà un’apologia della mia notoria scarsa memoria, della mia incapacità di analisi e forse un tentativo di camuffare e spacciare per ‘evolutivo’ il mio Alzheimer incipiente. Ma anche sì.
La dimenticanza può avere varie valenze, da valutarsi sulla base dei frutti che la suddetta dimenticanza produce e porta con sé.  Il tipo di dimenticanza che considero un po’ più ‘involutivo’ -ma che comunque ha una sua funzione- può derivare da due fattori, opposti in quanto causa ma identici nell’effetto.
Uno di essi è il freudiano processo di rimozione, nozione ormai ampiamente di dominio pubblico. Quando un evento ha una portata emotiva eccessiva per l’organismo che ne fa esperienza, si attiva un meccanismo di difesa che sposta l’evento ‘in cantina’ al fine di non disintegrare l’io della persona. Dunque un processo sacrosanto, anche se ovviamente il mostro in cantina avrà poi le sue conseguenze.
Quella che invece mi sembra davvero poco evolutiva invece è la tendenza generalizzata a rimuovere le emozioni, anche quelle che, con un piccolo sforzo, saremmo ben capaci di metabolizzare – anzi, ci farebbero perfino maturare. Accadimenti relativamente ‘innocui’ come la fine di una storia sentimentale, un improvviso innamoramento o l’incontro con qualcosa di nuovo vengono talvolta percepiti come ‘disturbanti’ e quindi accantonati sotto la soglia della nostra coscienza. Ciò produce una società di bradipi affettivi, incapaci di affrontare il minimo disagio e che per qualsiasi interrogativo esistenziale ricorrono allo psicofarmaco, allo psico-alcool o allo psiconano. 
 
L’altro tipo di dimenticanza è più strutturale e si manifesta quando, per svariati motivi, la persona non ha sviluppato un corpo emotivo decente. La scienza ha ampiamente dimostrato che la memoria è collegata alle emozioni, per cui chi non le prova,  dimentica facilmente e trattiene poco. Anche questo non è proprio un indice di benessere per la persona in questione, nonostante possa perfino vantarsi di una grande stabilità emotiva.
Su questa linea aggiungo che sarebbe auspicabile cercare di ‘chiudere i cerchi’, ossia non lasciare persone e situazioni ‘sospese’ in eterno e anzi, chiedere scusa o offrire chiarimenti laddove questo è ancora possibile. E’ un atto di amore verso se stessi, oltre che verso la relazione o la persona ‘incompiuta’.
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