Te lo do io il Conflitto! Come vivere litigiosi e contenti.

Te lo do io il Conflitto! Come vivere litigiosi e contenti.

Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

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La comunicazione perfetta esiste. Ed è un litigio.
Stefano Benni

Capita spesso, specie nella vita di coppia, che “si lasci passare” in nome, sovente, di  quello che viene più volte definitoquieto vivere e si finisce poi, tristi ed esausti a discutere o anche chiudere relazioni importanti perchè “quando è troppo è troppo”.  Sembrerebbe che, alla fine, a non voler litigare si litighi non meno ma peggio con sofferenza e dolore per tutti. Dove è la misura? Come mai facciamo così fatica a dire la nostra in un rapporto (di amicizia, affettivo, familiare, lavorativo) e siamo invece capaci di accettare il dolore che una rottura può causare? Insomma, perchè non litighiamo meglio e al momento giusto?

Molto spesso, non si litiga per paura di rompere un equilibrio che, pur doloroso, è un equilibrio e ci da l’illusione che tutto vada nel migliore dei modi. Oppure non ci sentiamo abbastanza adeguati, la nostra autostima, magari indebolita dagli accadimenti della vita, ci ha resi fragili. Eppure, saper litigare ci rende più forti, rende la nostra autostima migliore e ci fa sentire portentosi. Certo, la riuscita di un litigio dipende dal “cosa” stiamo discutendo e “come” lo facciamo. Bisogna sempre tenere conto della sfera emotiva che circonda i due litiganti e il tipo di episodio di cui stiamo parlando. Senza renderci conto, quando litighiamo ognuno fa vedere chi è, le sue ferite e il suo modo di essere. Raccontiamo chi siamo anche nel modo che scegliamo per scappare davanti ad un possibile conflitto.

Voler difendere la pace a tutti i costi, per esempio, ci allontana daldare ASCOLTOall’altro/a e, quindi, ci impedisce di dare spazio ad un cambiamento che potrebbe essere positivo mentre invece rischiamo di mettere distanza nella relazione.

Abbiamo poi chi, senza spiegare nulla, usa il silenzio come potente arma per attaccare l’altro, senza dire cosa sia andato storto, nella speranza che dall’altra parte, la sfera magica possa individuare il problema.  In questi casi, quasi sempre, si rimane delusi dalla poca preveggenza che troviamo dall’altra parte. Infatti, se non siamo chiari noi, nessuno potrà comprendere. Sono occasioni in cui si è più aggressivi di quanto immaginiamo, benché chiusi nel nostro silenzio passivo. Abbiamo poi chi attacca subito, sempre e per primo, anche quando non c’è nulla che non vada, solo per paura che se, in caso di litigio, possa essere preso alla sprovvista, si tratta di persone per cui il litigio è il pane quotidiano, un campo di battaglia continuo che ci racconta anche di quanto siano fragili molti di questi combattenti. Quello che ci sfugge, però, è che saper litigare fa bene e ha non pochi risvolti positivi per il nostro benessere. Ci mette in contatto con le nostre reazioni personali e permette alla relazione di fare un salto in avanti. Chiaramente bisogna saperlo fare, darsi delle regole e iniziare a sentire come stiamo e cosa ci spaventa o attira del litigio.

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Chi rimborsa la Psicoterapia?

Autore: Dott.Federico Zanon

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La spesa per affrontare una psicoterapia può essere un aspetto che ostacola l’accesso delle persone alle prestazioni degli psicologi e psicoterapeuti. Ma alcune polizze assicurative per la copertura di spese sanitarie permettono di rimborsarne il costo. Una ricerca ha permesso di trovarne alcune. Ecco una prima parte dei risultati.

Le condizioni di rimborso sono molto variabili, così come i premi di polizza. Senza la pretesa di essere esaustivi, e rinunciando ad una valutazione che tenga conto del premio a carico dell’assicurato, questo articolo presenta una breve rassegna delle principali polizze che offrono rimborsi per la psicoterapia. La valutazione è effettuata soprattutto sulla base della capacità della polizza di coprire la spesa realmente da affrontare per un ordinario percorso di psicoterapia.

Occorre precisare che molti piani di copertura non sono di libera adesione, ma sono riservati ai dipendenti di specifiche aziende e a particolari categorie di lavoratori. Si tratta quindi di polizze sanitarie in convenzione, a cui non è possibile accedere se non si hanno specifici requisiti.

Ecco le prime polizze trovate: 

FASDAC (fondo assistenza sanitaria dirigenti aziende commerciali): da nomenclatore 2012 la polizza rimborsa un massimo di 50 sedute di psicoterapia l’anno, per 35 Euro ciascuna. Valutazione: ottima offerta, che copre buona parte della spesa reale per la psicoterapia.

CASAGIT: la polizza sanitaria integrativa dei giornalisti prevede un rimborso per le spese di psicoterapia di 30 Euro per seduta, per 30 sedute l’anno. Un rimborso globale di 900 Euro, erogabile anche per psicoterapia svolte da uno psicoterapeuta libero professionista. Valutazione: l’offerta è di ottimo livello, perché offre un rimborso compatibile con il costo reale di una psicoterapia.

UNIPOL [Unisalute]: la compagnia offre diverse polizze che prevedono rimborsi per la psicoterapia. Da segnalare la polizza Kasko per i danni conseguenti ad un incidente stradale con colpa, che rimborsa anche sedute di psicoterapia, e le polizze convenzionate per iscritti AUSER (associazione anziani) e UGL (sindacato). Le prestazioni della compagnia sono erogate esclusivamente attraverso una rete di professionisti convenzionati (dentisti, medici, psicoterapeuti), che in cambio di un flusso costante di invii applicano tariffe agevolate. Per la psicoterapia, esiste un accordo nazionale con MoPI (Movimento Psicologi Indipendenti) che prevede una franchigia versata direttamente dal cliente allo psicoterapeuta, e un ulteriore rimborso versato da UNISALUTE ad integrazione, fino a 75 Euro per seduta (fonte: MoPI). Valutazione: è una buona offerta, e si tratta di una forma di rimborso ibrida, con un costo che ricade parzialmente sul cliente. Non è chiaro il numero massimo di sedute rimborsabili.

FISDE (fondi integrativo sanitario gruppo Enel): rimborsa varie prestazioni psicologiche (non solo psicoterapia) per un totale di 520 Euro annui, al valore massimo di 40 Euro a prestazione. Valutazione: buona polizza, sopratutto per la varietà di prestazioni rimborsabili. Il limite di 520 Euro annui risulta basso rispetto ad altre polizze: permette di accedere ad una prestazione al mese da 40 euro.

ASSILT (assistenza sanitaria lavoratori telecom): rimborsa 80 sedute l’anno per un costo non precisato, per due anni consecutivi. Poi occorre attendere tre anni per accedere nuovamente al rimborso per la medesima prestazione. La psicoterapia può essere rimborsata soltanto se prescritta da una struttura pubblica di Neurologia o Neuropsichiatria, ma poi può essere svolta da qualunque psicoterapeuta iscritto ad albo. Allo scadere del primo anno è prevista una relazione da parte del terapeuta. Valutazione: a parte i vincoli di invio, la prestazione offerta è di ottimo livello e copre la reale cadenza e durata di una psicoterapia.

C’è poi chi esclude esplicitamente il rimborso per la psicoterapia, come la polizza FASI (Fondo Assistenza Sanitaria Integrativa per dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi), o il Fondo EST (per dipendenti e dirigenti del settore commercio, turismo e affini). Quest’ultimo in particolare rappresenta una parte importante dei lavoratori italiani.

ALL’ESTERO…

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Libro: “Le cose dell’amore”

Libro: “Le cose dell’amore”

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Autore del Libro: Umberto Galimberti

Perché un libro sull’amore? Perché rispetto alle epoche che ci hanno preceduto, nell’età della tecnica l’amore ha cambiato radicalmente forma. Da un lato è diventato l’unico spazio in cui l’individuo può esprimere davvero se stesso, al di fuori dei ruoli che è costretto ad assumere in una società tecnicamente organizzata, dall’altro questo spazio, essendo l’unico in cui l’io può dispiegare se stesso e giocarsi la sua libertà fuori da qualsiasi regola e ordinamento precostituito, è diventato il luogo della radicalizzazione dell’individualismo, dove uomini e donne cercano nel tu il proprio io, e nella relazione non tanto il rapporto dell’altro, quanto la possibilità di realizzare il proprio sé profondo, che non trova più espressione in una società tecnicamente organizzata, che declina l’identità di ciascuno di noi nella sua idoneità e funzionalità al sistema di appartenenza.

Citazioni

  • Amore è solo la chiave che ci apre le porte della nostra vita emotiva di cui ci illudiamo di avere il controllo, mentre essa, ingannando la nostra illusione, ci porta per vie e devianze dove, a nostra insaputa, scorre, in modo tortuoso e contraddittorio, la vitalità della nostra esistenza. (Amore e desiderio, p. 65)
  • A differenza dell’animale l’uomo sa di dover morire. Questa consapevolezza lo obbliga al pensiero dell’ulteriorità che resta tale comunque la si pensi abitata: da Dio o dal nulla. Ciò fa del futuro l’incognita dell’uomo e la traccia nascosta della sua angoscia segreta. Non ci si angoscia per “questo” o per “quello”, ma per il nulla che ci precede e che ci attende. Ed essendoci il nulla all’ingresso e all’uscita della nostra vita, insopprimibile sorge la domanda che chiede il senso del nostro esistere. Un esistere per nulla o per Dio?
  • L’amore svanisce perché nulla nel tempo rimane uguale a se stesso.
  • Si fa presto a dire “amore”. Ma quel che c’è sotto a questa parola lo conosce solo il diavolo.
  • Tra i seguaci entusiasti di Tissot incontriamo Rousseau e Kant, per i quali chi si masturba non è dissimile dal “suicida” che distrugge con un gesto la vita che il masturbatore sacrifica nel tempo. (p. 48)
  • E così il secolo dei Lumi, che per Kant segna “l’emancipazione dell’umanità da uno stato di minorità”, di fronte alla masturbazione si rivela molto più arretrato, ossessivo e persecutorio di quanto non siano stati i secoli precedenti, regolati dalla religione che forse, più della ragione, ha dimestichezza con la carne e con le sofferenze della sua solitudine. (p. 50)

Video: “Le cose dell’Amore”

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Film (Ottobre 2013): The Ender’s Game

Film (Ottobre 2013): The Ender’s Game

vedi Sito Internet della Recensione

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Ender Wiggins è un promettente dodicenne, selezionato per essere addestrato alla Battle School, l’accademia situata in una stazione orbitante attorno alla Terra dove i ragazzini si sfidano in sofisticati giochi di simulazione per prepararsi alla guerra vera, che potrebbe avere inizio da un momento all’altro. Dopo aver ucciso milioni di terrestri in un primo attacco, infatti, gli Scorpioni sono destinati a tornare e gli umani non possono farsi trovare impreparati. Così la pensa il Colonnello Graff, il quale è altresì sicuro che, sotto la sua apparente fragilità, Ender possegga i requisiti di un vero leader e per questo lo mette a durissima prova, separandolo dalla famiglia e lasciando che l’invidia dei compagni lo isoli ulteriormente.
Il romanzo di Orson Scott Card, cult del genere cosiddetto “Young Adult”, è datato 1985 ma, trasposto sullo schermo, nasconde piuttosto bene le rughe. Non tanto perché i temi che affronta sono temi di permanenza “cosmica”, dalla necessità di trovare un equilibrio tra la forza e il sentimento (estremi che nel caso di Ender sono rappresentati dai due fratelli, il collerico Peter e l’empatica Valentine) all’eterno dilemma sull’opportunità del si vis pacem para bellum, al vero cuore nero del racconto, che ruota attorno al concetto di formazione come disumanizzazione. C’è tutto questo, ma c’è anche di meglio. Per esempio, la costruzione del racconto e la centralità del gioco.
Sebbene in modi diversi, tanto il romanzo che il film scritto e diretto da Gavin Hood riescono infatti nell’intento di mettere lo spettatore nella condizione di doversi riambientare ad ogni capitolo. Sul fronte filmico, sfruttando le promozioni di Ender in nuove squadre e nuovi ambienti e il suo incontro con nuovi aiutanti e nuovi rivali, Hood rende avventuroso e imprevedibile un percorso che sappiamo lineare fin dall’inizio, fin dal nome del protagonista, che porta in sé la natura di ultimo predestinato. Il gioco, invece, è piacevolmente sostanziale sia alle dinamiche filmiche che a quelle teoriche, ispirate alla teoria matematica dei giochi e cioè all’analisi delle decisioni individuali nelle situazioni di interazione (in questo contesto, particolarmente funzionale alla drammaturgia morale della vicenda del protagonista).
Si avverte, sfortunatamente, a tratti, il lavoro di condensazione, la necessità di sintesi che impone di far riferimento al già noto (le immancabili marcette à la Full Metal Jacket, il ricordo mai sopito di “War Games”), ma, a questa sensazione di sbrigativo si oppone, a compensare, l’intensità dell’intepretazione di Asa Butterfield, incarnazione perfetta del binomio antinomico di innocente colpevole.

Vedi Trailer del Film

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La creatività è di chi ce l’ha, o di chi la usa?

Autore: Dott. Giovanni Iacoviello

vedi Blog dell’Autore

Si è portati per la creatività? Ci sono persone creative e altre che non lo sono e non lo saranno mai? Oppure possiamo utilizzare delle procedure che ci aiutino nel nostro piccolo a generare nuove idee?

Ognuno di noi quando parla è creativo per Noam Chomsky.

Per il professore emerito di linguistica statunitense, una delle caratteristiche essenziali del linguaggio è la creatività, intesa come l’abilità del parlante di produrre e capire frasi mai pronunciate da alcuno prima.

Creare varianti con le stesse regole, o variazioni che cambiano le regole.

La creatività nel linguaggio viene ricondotta dallo studioso a due tipi: quella “governata da regole”, e quella “che cambia le regole”. Mentre quella del primo tipo nel creare nuove combinazioni di parole è evidente nel nostro parlare di tutti i giorni, quella del secondo è più graduale, data dall’accumularsi di originali deviazioni individuali dalle norme grammaticali, che finiscono per cambiare tali regole. Potremmo variare accidentalmente una regola, o volutamente e in modo scherzoso, e questa variante potrebbe finire per essere ripetuta, fino a entrare nell’uso. Se tutti noi riusciamo ad essere creativi ogni giorno usando come mattoni le parole del linguaggio per costruire frasi nuove, chi ci impedisce di pensarci capaci di combinare in modi diversi e utili i mattoni delle nostre competenze? O di fare una lettura diversa di una situazione quotidiana e ricorrere ad una soluzione differente e più efficace per risolvere uno stesso problema?

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