Il richiamo della mezza stagione

Autore: Dott.ssa Sara De Maria

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Si sente sempre di più parlare di rilassamento, meditazione, yoga come metodi e tecniche per trovare salute, centralità e concentrazione.

Sempre di più questi termini diventano parole consuete ed iniziano ad entrare nell’immaginario collettivo.

Proposte di seminari e corsi di Yoga e di meditazioni statiche e in movimento spuntano in ogni dove con evidente successo.

Ma perché questo richiamo?

E’ davvero qualcosa di esotico che stiamo prendendo in prestito da paesi lontani, oppure è un apprendimento che sentiamo di dover recuperare, come se ci fosse già appartenuto in passato,  ma uscito in qualche modo dal nostro quotidiano?

Io credo siano reali entrambe le risposte: da un lato abbiamo bisogno di trovare una disciplina per fermarci, come se fermaci in modo non organizzato ci portasse ad un senso di “perdita di tempo”.
Dall’altro sono sicura che i nostri antenati fossero più sincronizzati al ritmo naturale, delle stagioni, della luna, della notte e del giorno e avessero modo di avere intensi momenti di lavoro e altrettanti momenti di calma da dedicare ai lavori statici e minuziosi in cui ritrovare concentrazione, presenza e riposo del corpo fisico.

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FRIDA KAHLO, UN’ARTISTA CHE HA TRASFORMATO IL DOLORE IN BELLEZZA

Autore: Dott.ssa Maria Grazia Antinori

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La psicoanalisi e l’arte

Fin dalle origini della psicoanalisi l’arte è stata un campo di interesse e di studio,  spaziando dalla vita dell’artista, alla sua opera, alla capacità immaginativa. La produzione artistica rappresenta una fonte quasi inesauribile di materiale di studio interpretabile sul piano clinico,  ma e stata  utilizzata anche come conferma delle  interpretazioni cliniche. Freud ha considerato gli artisti come persone con una particolare “flessibilità della rimozione”  qualità spesso inconsapevole  che comunque facilita  il contatto con i propri contenuti inconsci.  Per Gaddini ciò che sembra distinguere l’artista “è la sua capacità di entrare in contatto con i contenuti dei processi primario (momento ispirativo) e di elaborarli in modo di poterli esternalizzare (momento estetico).” (Gaddini, 1989). Gaddini, uno psicoanalista che ha dato ampio spazio all’arte nei suoi scritti, sottolinea i punti di contatto tra la produzione artistica, i sogni e il disturbo psichico: “In realtà, ciò che accumuna il sogno, la creazione artistica, e il disturbo psicologico o la malattia mentale, è che tutte queste espressioni visibili partecipano, in vario modo e misura, del così detto processo primario, vale a dire  di un’attività psichica invisibile, inconscia,  segnata da leggi diverse da quelle dell’attività psichica cosciente, e da quest’ultima tenuta anzi a debita distanza” ( Gaddini, 1989).

Il processo primario è caratterizzato dal linguaggio dell’immagini che prevale su quello verbale, si tratta di immagini simboliche che seguono un ordine apparentemente casuale, lontano dalla logica e dai costrutti grammaticali, l’attività psichica è quindi di tipo associativo senza considerazione delle limitazioni spazio-temporali. Altro aspetto importante è che le cariche energetiche sono molto mobili  e quindi si spostano con grande facilità da un’immagine simbolica all’altra, facilitando così la formazione di nuove immagini che possono catalizzare più significati simbolici.

Per Gaddini ogni opera d’arte è sempre autobiografica in quanto contiene elementi del processo primario che trovano il modo di arrivare  alla coscienza ed essere rappresentati, così come avviene  nel processo  del sogno: “ Se il lavoro onirico mira a favorire l’emersione dei contenuti latenti (inconsci) badando bene, nel fare ciò, di non urtare la temuta suscettibilità del Super-io, l’elaborazione artistica, nel favorire a sua volta l’emersione di contenuti latenti, mira a sostenere anche il consenso del non meno temuto Super-io sociale” (Gaddini, 1989).

Così come nel sogno, nella creazione artistica si riconoscono all’opera meccanismi psichici quali la condensazione di immagini, lo spostamento di significato da una rappresentazione  ad un’altra.

Una questione importante che è ancora senza una risposta sicura, è definire quali fattori rendono un’opera d’arte tale e facciano riconoscere la qualità di artista: “ E’ arduo dire come e da dove tragga origine il talento. Diciamo che esso consente di esprimere le cose di dentro, in modo tale da generare negli spettatori emozioni profonde (anche loro senza sapere come e perché). Ma è chiaro che questo non basta a definire il talento…l’artista esprime qualcosa di profondo di sé, e anche qualcosa di profondo del vissuto ambientale. Voglio dire  che inconsciamente l’ambiente è una parte non distinguibile dall’esperienza dl sé. In questo senso l’artista rappresenta gli aspetti del mondo in cui vive.” (Gaddini, 1989).

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Psicologi: meno narcisismo, più panetteria!

Psicologi: meno narcisismo, più panetteria!

Autore: Dott.ssa Ada Moscarella

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Per centrare il bersaglio non basta vederci bene.

Occorre che occhio e mano siano ben coordinati.

Lo psicologo che non ti aspetti è innanzitutto un ESPERTO DELLA COMPLESSITA’.

Prima ancora di scoprire cosa fa, ciò che caratterizza principalmente lo psicologo è una modalità visiva molto particolare, altamente connettiva; capace di individuare le matrici nascoste, come Neo in Matrix.

Ecco.
Prima ancora di raccontare che lo psicologo fa il clinico, il selezionatore del personale, il diagnosta, lo psicoterapeuta, l’esperto nelle scuole, nelle aziende, nel marketing o in qualsiasi altra cosa che ci venga in mente, a me piace raccontare che può fare tutto questo in virtù del suo occhio.

Ma non c’è passo che si fa per raccontare la professione di psicologo che non corra poi il rischio di cadere nella sua trappola più abituale: L’AUTOREFERENZIALITA’.

Una volta che abbiamo scoperto di avere la supervista,
poi siamo capaci di usarla per guardarci allo specchio.

Ed esattamente come Narciso, rischiamo di affogare.

Alla nostra professione e a molti giovani psicologi professionisti soprattutto, dotati pure di occhio acuto, manca in realtà la coordinazione occhio-mano: quella che ti permette di sparare e centrare il bersaglio.

Così capita che una volta che scrutiamo la complessità, magari la illuminiamo anche, ne sveliamo i nodi, i misteri…e poi….niente…

Anzi, qualche volta viviamo pure la frustrazione di un mondo che non si spiccia a cambiare e a girare in nostro favore solo in virtù della nostra acuta vista.

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IL BILANCIO DI COMPETENZE

Autore: Dott.ssa Monica Monaco

Vedi Sito Internet www.benessere.com

Un percorso per conoscersi tra scelte e cambiamenti
Nel corso della vita possono presentarsi diversi momenti in cui è necessario ed utile un aiuto per conoscersi meglio e per effettuare delle scelte consapevoli, in grado di condurre verso mete soddisfacenti tra quelle possibili nel contesto in cui si vive.
In fasi di cambiamento, di insoddisfazione, di indecisione è necessario disporre di possibilità che consentano di narrarsi e di guardarsi allo specchio in modo da poter individuare le risorse da poter mettere in gioco per superare le proprie difficoltà dirigendosi verso obiettivi più chiari e motivanti.

leggi intero articolo su

http://www.benessere.com/psicologia/arg00/bilancio_competenze.htm

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Libri: UN EPOS AL FEMMINILE – “I figli di Lilith” di Isolde Kurz

Autore: Sara Bini

vedi Blog dell’Autore

 

“Chiedo venia, sei capitato male. Non sono una donna di facili ormoni.” (Sara Bini)
Questo lavoro, di cui metto il link a fine pagina, si propone di portare un po’ di luce su Isolde Kurz, autrice tedesca vissuta a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, e sulla sua produzione letteraria. Conosciuta soprattutto per le sue ‘Novelle Fiorentine’, trascorse gran parte della sua vita a Firenze e a Forte dei Marmi, facendo dell’Italia e della Toscana la sua patria ideale. Troppo moderata per la critica femminista, troppo spirituale per una civiltà materialista e troppo ‘classica’ per un secolo di avanguardie, Isolde è stata prematuramente messa nel cassetto dalla critica letteraria tedesca e, di conseguenza, da quella internazionale.
Molte delle sue opere sono dunque rimaste non tradotte e ovviamente non commentate. Io ho deciso di tradurre e analizzare un suo epos del 1908, “I figli di Lilith”. Sono circa una sessantina di pagine, è  scritto in rime baciate e venne pubblicato con caratteri goticheggianti. Nella traduzione ho tentato di mantenere la musicalità dell’originale tramite giochi di allitterazioni e assonanze. 
 
Qui Isolde opera un’interessante rivisitazione del mito di ‘Lilith’, il lato oscuro del femminile, contenitore di tutti quegli aspetti della donna sommersi e repressi dalla cultura patriarcale. Dalla tradizione recupera il tema di Lilith come prima compagna di Adamo ma, invece che strega ribelle, ne fa una sorta di intermediario tra la Terra e il Cielo, una ‘donna angelo’ che tuttavia mantiene intatta tutta la sensualità e l’eros di una donna umana. Sarà Eva, la donna puramente ‘materia’ che, facendo leva sull’istinto di potere di Adamo, stravolgerà il Piano Divino confinando il compagno alla volgarità e ai bassi istinti. Tuttavia Lilith e Adamo, nel loro breve idillio, hanno concepito un figlio, che tornerà sulla Terra devastata dalla stirpe di Eva in successive incarnazioni: artista, condottiero, filosofo…e in ogni caso guida e luce per l’umanità.
Credo che sia giunto il momento storico adatto per la ricezione di questo poema: passato il femminismo estremo e giunti a un’epoca indefinibile dal punto di vista della sperimentazione letteraria, il messaggio di Isolde sull’armonia tra i sessi e una rinnovata visione della donna risulta quantomai attuale, essenziale e pieno di speranza.
 
Per leggere l’opera cliccare su: I Figli di Lilith
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