I Buoni e i Cattivi. Bullismo e Violenza Educativa.

I Buoni e i Cattivi. Bullismo e Violenza Educativa.

Autore: Dott.ssa Emanuela De Bellis

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Una professoressa di Palermo, nel 2012, è stata processata e condannata per abuso di mezzi di correzione.Angoscia
L’insegnante, di scuola media, manteneva un atteggiamento vessatorio verso un suo alunno di 11 anni, umiliandolo con espressioni volte ad intaccarne la dignità, minacciandolo di sottrarlo alla tutela dei genitori, costringendolo a scrivere 100 volte sul suo quaderno la frase “Sono un deficiente”. Il bambino aveva accumulato un disagio psicologico talmente grave da necessitare cure mediche e un percorso di psicoterapia.

Immagino siamo tutti in accordo con la sentenza di condanna, che possiamo condividere il sentimento di indignazione nell’apprendere come tuttora vengano perpetrati tali abusi  a danni di creature deboli e indifese da parte di adulti che dovrebbero educarli, e ci chiediamo cosa possa spingere una donna adulta a prendersela con un bambino.

La riflessione che voglio proporvi riguarda il resto della storia: non cosa succeda dopo la sentenza, ma cosa sia successo prima.

In primo grado, infatti, quell’insegnante era stata assolta: il giudice di prime cure aveva ritenuto che i castighi da lei inflitti fossero non solo rispettosi dell’incolumità fisica e psichica del minore, ma legittimi  e indispensabili mezzi pedagogici e disciplinari, volti a contrastare i ripetuti e gravi atti dell’alunno, sostanzialmente riassumibili sotto la dici tura di “bullismo”.

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Il posto delle Donne nel mondo della Sessualità. Tra desiderio e psicologia, passando per le Ragazze del Porno

Il posto delle Donne nel mondo della Sessualità. Tra desiderio e psicologia, passando per le Ragazze del Porno

Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

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L’opinione che la pornografia sia culturalmente irrilevante è la più diffusa, con la motivazione che è di bassa qualità, di scarso contenuto erotico, di nullo valore estetico. Dietro questa diffamazione della pornografia, soprattutto da parte degli intervistati laici e progressisti, ho colto l’essenza della tolleranza repressiva che caratterizza lo spirito dell’epoca in cui viviamo; non è possibile accettare che qualcosa di osceno, degradante, trasgressivo sia piacevole.
Roberta Tatafiore

Il sesso. Una parola sola, molti significati, colori, linguaggi. Ma che sesso ha il sesso?Maschile, femminile, entrambi, nessuno?E come cambia l’immagine che si tende ad attribuire alla parola sesso se la si colora di maschile o femminile? Certamente, colori e immagini diverse. Perchè lo stereotipo ancora oggi è vincente.

L’uomo è il cacciatore che cerca e trova il piacere, la donna l’oggetto del piacere, che si mostra attraente anche sfacciata ma per il sollazzo maschile. Banale? Forse ma ancora molto calzante della cultura in auge, dove va bene la donna potente ma non a casa propria, dove molto spesso vince ancora l’immagine angelicata che ” la mia donna queste cose non le farebbe mai” e se le donne, anche le più giovai, hanno fantasie e cercano il piacere fioriscono i sensi di colpa e i tabù. La sessualità, tolta la sua componente universale presente in tutti gli individui al mondo, cambia e si adatta a modelli culturali ed economici, si veste o sveste con quanto possibile a seconda dei dei diversi contesti. Il ruolo della donna e dell’uomo cambia, in questo modo, a seconda della situazione in cui si trovano.

Ma una cosa deve essere chiara: la sessualità, il piacere, la relazione erotica sono presenti comunque e sempre. Esiste ancora uno sguardo diverso per maschietti e femminucce, i primi autorizzati a giocare con il sesso molto presto, le seconde più votate a coltivare la parola “amore”, sogni di matrimoni e focolari, immagine rinforzata anche dalle pubblicità, da alcuni film, da molti discorsi. Quindi, ci sarà una educazione più alla passività nella ragazza e all’attacco al ragazzo, MA questo non significa che sia “naturale”. L’erotismo, che si intende come manifestazione di comportamenti legati alla vita sessuale, “prescindendo dalla componente funzionale della riproduzione, alle tecniche atte a conseguire il piacere connesso con l’attività sessuale, alla sua origine e alle sue fonti. Come forma espressiva elementare, l’erotismo ha un ruolo di rilievo in tutte le società” ( definizione della Treccani ),  in tutte le società diventa linguaggio che comunica rispetto agli umori di quella parte di mondo. La sessualità parla della fiducia che si ha in sé stessi e nell’altro, libera o imprigiona a seconda delle circostanze, è compagna e carceriera secondo le sue diverse espressioni la finalità con cui viene espressa.
La sessualità femminile, però, spesso ancora rilegata in un angolo, se non per giocare allo scandalo o attirare il popolo del click su internet con video o scoop ad hoc, troppo facilmente si nasconde nei tabù di tutta una cultura e resta sopita, a volte negata.

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La vacanza e il vuoto

Autore: “Il mondo di Galatea”

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E poi all’improvviso, il lavoro finisce e sei in vacanza. Non ci sono più gli orari, non ci sono le scadenze, non ci sono le cose da consegnare in tempo scapicollandosi, le carte da compilare, gli appuntamenti scanditi come un percorso dei marines: il lavoro, puff, è sparito. C’è attorno a te quel meraviglioso senso di nulla, che è il vuoto delle infinite possibilità, ma come sempre il vuoto spaventa, perché il vuoto è una perdita di senso e il senso della nostra vita è anche un po’ lì, nelle cose che facciamo e in quelle che siamo costretti a fare, e quando ci mancano, all’improvviso, ci sentiamo spiazzati.

Si dissolve il lavoro e con lui ci dissolviamo anche noi, e nelle vacanze ci inventiamo un ‘identità che non è quella nostra davvero, ma che ci serve ad affrontare quel tempo in cui non possiamo essere i soliti che siamo. Riempiamo le vacanze di tante cose, allora, come uno stipetto da intasare di oggetti: sport, viaggi, amici, cene, passeggiate, passioni, amori. Quello che non abbiamo il tempo di fare lo facciamo tutto assieme, condensato in pochi giorni, durante in quali cerchiamo di non avere nemmeno un minuto libero, perché il vuoto non ci è amico, il vuoto è una vertigine, il vuoto ci spaventa.

E così nelle vacanze ci illudiamo di essere come veramente siamo, e invece siamo la nostra maschera da vacanza, quella che inventiamo per passare il tempo e gabbare il vuoto, che ci fa paura anche quando è riposante e ben disposto, e ce lo andiamo a cercare noi.

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I colori dell’Amore – La coppia tra Pregiudizi e Aggettivi

I colori dell’Amore – La coppia tra Pregiudizi e Aggettivi

Autore: Dott.ssa Marzia Chikada

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La Bibbia contiene sei ammonimenti agli omosessuali e 362 ammonimenti agli eterosessuali. Ciò non significa che Dio non ama gli eterosessuali. È solo che hanno bisogno di più controllo.
Lynn Lavner, Butch Fatale, 1992
 
 

Quanta strada abbiamo fatta in questi anni rispetto ai diritti degli omosessuali? Poca, molta? Da cosa possiamo comprendere di non aver più bisogno di parlarne? Dal tempo che ci mette un omosessuale a raccontare la sua sessualità senza arrossire o temere imbarazzo davanti alle persone care o da quanto passa, arrivato in un nuovo gruppo, prima che si senta a suo agio a parlare di sé. E’ questa la misura che segna quanto ci stiamo riuscendo. Saremo veramente fuori dal bisogno di parlarne solo quando i bambini non andranno educati due volte, la prima quando, a contatto con il mondo degli adulti perdono, li aiutiamo a perdere,  la naturale accettazione dell’amore di ogni colore sesso esso sia, la seconda quando si cerca di insegnargli a fare marcia indietro e di tornare a ciò da cui li si è allontanati.

Depatologizzata con il tempo, uscita dal DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) nel 1973, dopo esser stata definita un  disturbo sociopatico di personalità e poi una perversione, l’omosessualità non è però semplicemente uscita dalla categoria mentale “anormalità” per molti. Studiosi, professionisti, famiglie vivono ancora l’omosessualità con imbarazzo, la ritengono un problema, peggio una malattia e di conseguenza, attribuiscono a chi ne sia “affetto” minor valore e minore dignità.  C’è ancora chi pensa che l’omosessuale vada “riparato” secondo le infelici teorie di Joseph Nicolosi ( autore di testi degli anni 90 dove si parlava di prevenzione dell’omosessualità e di una terapia riparativa per i malati del caso), benchè lo stesso, con il passare del tempo e la sempre minore accoglienza da parte della comunità scientifica e non solo, abbia in parte fatto retromarcia.

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La bellezza è nella cura che ci metti

Autore: Giovanni Iacoviello

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“La bellezza è negli occhi di chi guarda”

Johann Wolfgang Goethe

Fate quel che vi piace, quel che per voi è bello. Ma è un’esperienza solo vostra?

Una foto o un’opera d’arte sono belle di per sé, per una qualità estetica indiscutibile e naturale, immodificabile nel tempo e indipendente dall’osservatore? Oppure tale qualità non ne può fare a meno, e dipende da esso? Per molti bellezza e gusto dell’osservatore sono termini inscindibili.

Nel film “lezioni d’amore”, il professore protagonista di una storia d’amore con una ragazza di molti anni più giovane di lui dice: “Guerra e pace potrebbe essere modificato dalla nostra sola lettura? Beh… sì, certo, ma perché? Perché noi portiamo qualcosa al libro… portiamo noi stessi. Per di più se leggerete il libro tra dieci anni sarà diverso, perché voi sarete diversi…”. Così, quando abbiamo un’idea, creiamo un prodotto, realizziamo un servizio fotografico, possiamo negare di avere in mente uno spettatore, un interlocutore, ed è per lui o lei, o almeno anche per l’altro questo sforzo e questa passione?

Quando un uomo guarda una donna negli occhi e l’aria si accende di elettricità, è solo l’effetto di una caratteristica estetica oggettiva? O accade perché ella risponde allo sguardo accettando intenzionalmente una comunicazione, che altrimenti non si svilupperebbe? E allora la bellezza può essere qualcosa di più che una caratteristica ferma ed estetica, ma un valore in quello sguardo reciproco che può chiamare in gioco anche la vita intera delle due persone uniche che interagiscono, che influenza di per sé ciò che ognuno va a guardare e come, e ciò che va a trovare.

Ciò che colpisce un ospite o una cliente di quello che abbiamo preparato per loro è di solito ciò che è stato curato nei particolari. Quella cura che c’è dentro è pregressa, non è palesata, ma ce n’è tutto il peso e il valore. Potremmo aver scelto uno scatto fotografico fatto in un istante, ma lo studio e la ricerca fatte per decidere come farlo, e le centinaia di altri scatti con cui lo abbiamo confrontato per sceglierlo è stato un lavoro certosino. Per questo un fotogramma di valore non ci comunica il lavoro di un istante nella sua bellezza, ma un’infinita cura e attenzione, una passione per il nostro lavoro, che non può prescindere, se non siamo degli eremiti, dalla passione per i nostri interlocutori, e dal loro piacere nell’usufruire del nostro servizio, che a sua volta ripaga la nostra fatica.

Un editore una volta rifiutò il libro di un giovane che conosco, motivando che lo scritto era autocentrato e non teneva conto del lettore.

John Donne, predicatore e poeta inglese, ha detto: “Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte della terra”. Se questo è vero, allora la bellezza del nostro lavoro è quello sguardo reciproco che scambiamo con i nostri interlocutori, dove si incontrano gli occhi che cercano e riconoscono, e gli occhi di chi ha messo tutta la sua cura e l’attenzione per incontrare quello sguardo.

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